IL RAPPORTO “NON PUBBLICABILE” – Il direttore generale dell’organizzazione non governativa Jean-François Julliard ha consegnato invece le copie integrali del documento solo a sette dirigenti di istituzioni direttamente coinvolte nella supervisionedel parco atomico francese, ossia l’Autorità per la sicurezza nucleare (Asn), l’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare (Irsn) e il Comando speciale militare per la sicurezza nucleare (Cossen). A redarre il rapporto, che fa luce sulle carenze dei sistemi di sicurezza e lancia l’allarme sia alla politica sia a Edf, l’azienda pubblica che gestisce le 19 centrali nucleari presenti in Francia, sono stati setteesperti, tre francesi, una tedesca, due britannici e un americano. “Nel rapporto – spiega Onufrio – si affronta l’analisi di rischio in generale e poi nel dettaglio si parla di alcune centrali. I dati forniti non sono riservati, ma le analisi degli esperti in base a quelle informazioni potrebbero persino tornare utili a malintenzionati. E non è certo questa la nostra intenzione”.

LE CENTRALI NON PROTETTE – Il rapporto degli esperti ha messo in evidenza come le centrali non rispondono agli standarddi sicurezza attuali. Nello studio Greenpeace ha fatto fare anche i conti. Secondo l’organizzazione ambientalista, per scongiurare possibili attacchi terroristici alle 62 riserve e alle strutture che necessitano interventi intorno ai 58 reattori attivi in Francia, servirebbero tra 140 e 222 miliardi di euro. “Intanto c’è un problema che riguarda le strutture – sottolinea Onufrio – perché alcune risalgono a 20, 30 e 40 anni fa, quando i rischi erano diversi rispetto a quelli di oggi e la minacciaterroristica non era certo una priorità. All’epoca l’unico rischio preso in considerazione era quello di un eventuale incidente”. E se gli edifici dove si trovano i reattori sono protetti dai recinti, non è così per le piscine di raffreddamento. Così le riserve di combustibile usato sono facilmente accessibili. La quantità di combustibile che può essere stoccato all’interno di ciascuna piscina dipende dal progetto, ma la maggior parte di esse può contenerne in misura pari a diverse volte la quantità presente in un reattore nucleare in esercizio. “Di norma – spiega il direttore esecutivo di GreenpeaceItalia – si stocca il triplo del combustibile utilizzato da una centrale”. Così queste strutturecontengono la maggior parte degli elementi radioattivi di ciascuna centrale. “D’altro canto – aggiunge Onufrio – anche nel caso di Fukushima, le piscine hanno rappresentato un problema e, in generale, con le misure di sicurezza attuali, il pericolo è concreto se si ha a che fare con persone che sanno dove mettere le mani”.

Dalla Edf nessuna presa di posizione, se non l’elenco dei sistemi di sicurezza in vigore, che per Greenpeace sono insufficienti. Sarà che in queste ore l’azienda pubblica che gestisce le centrali francesi è alle prese con un altro problema di sicurezza e con altri 5 reattori verso il fermo, a due settimane dallo stop alla centrale di Tricastin, per i pericoli che potrebbero verificarsi in caso di terremoto. La decisione è stata presa dopo un’ispezione dei circuiti di pompaggio dell’acqua in decine di reattori. I tubi sottili potrebbero causare allagamenti nelle centrali e rappresentare un rischio in caso di sisma. Da qui il via alle operazioni per la messa in sicurezza.