L’Antitrust bacchetta (finalmente) chi prende in giro il consumatore sbandierando un “prodotto Italiano”, ma producendo in realtà pasta con grano straniero – Nel mirino Lidl, Divella, De Cecco, Auchan e Pastificio Cocco

 

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L’Antitrust bacchetta (finalmente) chi prende in giro il consumatore sbandierando un “prodotto Italiano”, ma producendo in realtà pasta con grano straniero – Nel mirino Lidl, Divella, De Cecco, Auchan e Pastificio Cocco

 

L’Antitrust ‘bacchetta’ alcuni grandi nomi della pasta industriale italiana e il gruppo tedesco Lidl. Il messaggio, per tutti, è il seguente:

L’Antitrust ‘bacchetta’ alcuni grandi e noti protagonisti della pasta italiana e della Grande distribuzione. Motivazione: informazioni ritenute fuorvianti sull’origine del grano duro utilizzato per produrre uno degli alimenti più diffusi in Italia e nel mondo. Alla fine le battaglie sul grano pagano. Il messaggio è chiarissimo: i consumatori vanno informati bene sull’origine del grano duro utilizzato per produrre la pasta. Se viene sbandierata l’italianità del prodotto e, contemporaneamente, viene utilizzato grano duro che arriva dall’estero, ebbene, questo va detto con chiarezza nelle etichette!

La notizia la leggiamo su Il Fatto Quotidiano, purtroppo uno dei pochi quotidiani a riportarla. Il silenzio assoluto, invece, da parte dei Tg.

Confezioni e siti enfatizzavano l’italianità del prodotto, ma la materia prima arrivava in parte anche da Canada, California, Arizona e, nel caso del marcio ‘Passioni’, da Argentina, Russia, Francia, Grecia, Messico e altri Paesi ancora. Lidl (marchi Italiamo e Combino) è l’unica a non aver presentato impegni nel corso del procedimento.

Sono cinque i procedimenti istruttori condotti dall’Antitrust sull’etichettatura e sui siti web delle cinque aziende.Oltre a Lidl, nel mirino Divella, De Cecco, Auchan e Pastificio Cocco.

ETICHETTE DA MODIFICARE – “Lidl è stata sanzionata con una multa da un milione di euro, mentre Divella, De Cecco, Margherita Distribuzione (ex Auchan, marchio Passioni) e Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco (marchio Cocco) dovranno modificare le etichette e i rispettivi siti ‘così da garantire al consumatore una informazione completa, fin dal primo contatto, sull’origine (talvolta estera) del grano utilizzato nella produzione della pasta’”.

“La Lidl è l’unica a non aver presentato impegni nel corso del procedimento. L’authority ha invece accolto e reso obbligatori quelli presi dalle altre quattro società a cui viene detto, nero su bianco, che i doveri di un produttore non si esauriscono nella mera osservanza delle norme contenute nel Regolamento Ue 1169 del 2011 (obbligo di indicazione dell’origine del grano duro in etichetta) ma, nel caso in cui si esalti l’italianità del prodotto sulla confezione… ‘si rende necessario controbilanciare tale enfasi con una più evidente e contestuale indicazione dell’origine del grano’”.

INDICARE BENE L’ORIGINE DEL GRANO – L’origine degli alimenti che i consumatori portano in tavola è importante: “è la variabile di scelta maggiormente considerata dagli italiani al momento dell’acquisto del cibo (è indicata dal 62% dei consumatori italiani, contro il 53% della media UE) e ha un’importanza ben superiore a quella del prezzo”.

L’Antitrust ha esaminato le informazioni le confezioni di pasta di semola di grano duro commercializzate da Lidl Italia S.r.l. con i propri marchi ‘Italiamo’ e ‘Combino’, sottolineando “la mancanza di contestualità tra i riferimenti altamente evocativi l’italianità del prodotto e l’informazione sulla provenienza della materia prima grano”.

Quindi la ‘bacchetta’: “Le confezioni a marchio ‘Italiamo’ riportano, infatti, con grande evidenza sulla parte frontale indicazioni relative all’italianità del prodotto: le diciture ‘Italiamo’ e ‘Passione Italiana’, l’immagine della bandiera italiana, nonché l’indicazione ‘IGP’ nel caso della Pasta di Gragnano IGP. L’indicazione sulla provenienza del grano (UE e non UE) si trova con caratteri piccoli solo nella parte laterale o posteriore della confezione, in una posizione non immediatamente visibile. Tale indicazione, peraltro, non è visibile sul sito internet.

Stesso discorso per le confezioni di pasta a marchio ‘Combino’, con immagini che rimandano a tipici paesaggi italiani, una coccarda o un cuore tricolori, accompagnati dalla dicitura ‘Prodotto in Italia’ e l’indicazione ‘Specialità italiana’. Anche in tal caso, l’indicazione sulla provenienza del grano ha una collocazione marginale. Per queste ragioni, l’Antitrust ritiene che le modalità di presentazione delle confezioni siano “ingannevoli” e possono “ingenerare nei consumatori al primo contatto l’equivoco che l’intera filiera produttiva della pasta, a partire dalla materia prima, sia italiana”, mentre italiana è solo “la localizzazione dei processi di trasformazione e delle competenze produttive”.

PASTA DE CECCO – ‘Bacchetta’ anche per la pasta De Cecco, che si è impegnata ad apportare modifiche. Anche per questo noto marchio l’Antitrust segnala “richiami all’italianità del prodotto suscettibili di ingenerare nei consumatori l’equivoco che l’intera filiera produttiva della pasta, a partire dalla materia prima, sia italiana, mentre per la relativa produzione viene utilizzato anche grano di origine estera”.

Sulle nuove confezioni di pasta dovranno essere eliminate, dalla parte frontale, le diciture ‘Metodo De Cecco’, ‘ricetta da oltre 130 anni’ e ‘Made in Italy’, nonché la bandierina italiana tricolore, mentre sarà inserita la dicitura: ‘I migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona’”.

PASTA DIVELLA – Le stesse contestazioni l’Antitrust le ha mosse al gruppo pugliese Divella. Nel corso del procedimento Divella ha fatto presente che il grano duro impiegato per la produzione della pasta arriva per il 55-60% dalla Puglia e, in parte, dalla Basilicata. Anche in questo caso i consumatori dovranno avere a disposizione qualche informazione in più: nella confezione, infatti, dovrà essere inserita la dicitura ‘Pasta di semola di grano duro coltivato in Italia e Paesi UE e non UE. Macinato in Italia’. Informazioni più esaustive anche per il sito internet, dove dovrà essere indicata con chiarezza la provenienza del grano duro.

MARCHI COCCO – Una ‘bacchettata’ dell’Antitrust pure per il marchi Cocco: qui si segnala che le confezioni di pasta “sono caratterizzate da vanti relativi ai processi tradizionali di lavorazione e alla provenienza del prodotto da una specifica area del territorio italiano (Abruzzo), mentre la materia prima utilizzata nella produzione della pasta, in termini di volumi, proviene principalmente dall’estero (in via prevalente, dall’Arizona e, in alcune produzioni, dal Canada) e non dall’Italia”.

MARGHERITA DISTRIBUZIONE SPA – Società attiva nel settore della grande distribuzione di prodotti alimentari e non. Auchan, in particolare, promuove e commercializza pasta di semola di grano duro con il marchio ‘Passioni’. Le contestazioni sono sempre quelle. E ora Auchan si impegna a rimuovere dalle confezioni le descrizioni frontali echeggianti l’italianità del prodotto (riferimenti alla Regione, metodi tradizionali utilizzati in tali territori nonché l’immagine dell’Italia). Inoltre, si impegna a fornire ai consumatori un’istantanea percezione del luogo di origine del grano duro, inserendo nella parte frontale dell’etichettatura, l’indicazione relativa alla materia prima: “Paese di coltivazione del grano: UE e non UE”; “Paese di molitura: Italia”.

 

 

L’Articolo del Fatto lo potete trovare qui:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/01/17/pasta-con-grano-dimportazione-antitrust-sanziona-lidl-e-chiede-piu-trasparenza-a-divella-de-cecco-auchan-e-pastificio-cocco/5677313/

 

 

L’Antitrust bacchetta (finalmente) chi prende in giro il consumatore sbandierando un “prodotto Italiano”, ma producendo in realtà pasta con grano straniero – Nel mirino Lidl, Divella, De Cecco, Auchan e Pastificio Coccoultima modifica: 2020-01-18T19:11:01+01:00da eles-1966
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