Oleodotti, i Sioux non mollano, dissotterrano l’ascia di guerra e rilanciano la battaglia contro Trump

 

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Oleodotti, i Sioux non mollano, dissotterrano l’ascia di guerra e rilanciano la battaglia contro Trump

 

 

La tribù Standing Rock Sioux ha rilanciato la battaglia contro la controversa Dakota Access pipeline (Dapl) e ha trovato una sponda in molti candidati democratici alle primarie per le presidenziali, che sono sempre più contrari a nuovi progetti  per i combustibili fossili e puntano al voto dei nativi americani.

Ma gli oleodotti – compresi quelli mega come il Dapl e il Keystone-XL, l’oleodotto che porterà il greggio dele sabbie bituminose canadesi dall’Alberta al Texas – hanno l’entusiastico sostegno del presidente Usa Donald Trump che ha ordinato di reprimere duramente gli ambientalisti e le comunità indigene che si oppongono perché le pipeline danneggerebbero la salute umana e l’ambiente.

Tra i democratici, candidati alla presidenza come i senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders appoggaino decisamente chi si oppone ai combustibile fossile, convinti che le “guerre” contro gli oleodotti potrebbero diventare un tema elettorale chiave per sconfiggere Trump.

Il 16 agosto gli Standing Rock Sioux hanno chiesto a un tribunale federale di dichiarare che ciò che quella presentata dall’Amministrazione Trump è una valutazione ambientale imperfetta sui potenziali impatti della Dapl  e, in un documento di 63 pagine. ricordano che L’Army Corps of Engineers  non si è mai impegnato con la Tribù o con i suoi esperti tecnici, non ha condiviso informazioni essenziali o non ha risposto alle preoccupazioni della Tribù».

Ma è proprio grazie a quella insufficiente valutazione ambientale che, nel febbraio 2017, l’Army Corps of Engineers ha dato il via libera alla costruzione della Dapl in un’area che i Sioux considerano un sito sacro. E’ così che Energy Transfer Partners, che gestisce l’oleodotto, ha evitato di dover presentare un environmental impact statement che avrebbe richiesto una revisione approfondita dei potenziali impatti della Dapl sulle falde idriche, sul fiume e sulla fauna selvatica.

Dopo diverse denunce della tribù Sioux, nel giugno 2017, un giudice distrettuale federale ha ordinato all’Army Corps of Engineers  di prendere in considerazione gli impatti ambientali, ma quella sentenza non ha prodotto nessun vero  cambiamento: è intervenuta l’Amministrazione Trump per far andare avanti i lavori. Ma gli Standing Rock Sioux affermano che  l’Army Corps of Engineers  non ha fatto niente per affrontare i rischi ambientali della Dapl e che il loro territorio e la loro acqua restano a rischio per una  fuoriuscita di petrolio.

La nuova denuncia dei Sioux è stata presentata da Earthjustice che chiede di sospendere la costruzione dell’oleodotto per valutare nuovamente ed esaustivamente i potenziali impatti della Dapl, questa volta con il contributo della tribù. Inoltre, la tribù Sioux ha nel mirino una nuova espansione della pipeline proposta a giugno di quest’anno e che porterebbe la capacità dell’oleodotto a 1,1 milioni di barili di petrolio al giorno, il doppio di oggi. Gli Standing Rock Sioux sottolineano che «Con la proposta Dapl di raddoppiare il flusso della conduttura, i rischi non esaminati per la tribù continuano a crescere».

Se il ricorso presentato da Earthjustice venisse accolto, la Dapl sarebbe costretta  a chiudere fino a quando l’Army Corps of Engineers  non effettuerà una nuova revisione ambientale. Attualmente l’oleodotto parte dai giacimenti di petrolio di scisto del Nord Dakota e attraversa South Dakota e Iowa per arrivare nell’Illinois. La tribù ha giurato di combattere la Dapl in ogni modo possibile e ha dichiarato Mike Faith, presidente degli Standing Rock Sioux, conferma: «Questa pipeline illegale e pericolosa deve essere chiusa».

Non è chiaro se gli Standing Rock Sioux ci riusciranno, ma hanno già il sostegno di numerosi candidati democratici alle presidenziali.

La prima a sottoscrivere il “NoKXL pledge”, un documento anti-oleodotti sostenuto da ONG ambientaliste come Bold Nebraska, è stata la  Warren. L’impegno riguarda il  Keystone XL, la Dapl e altre pipeline per il trasporto di combustibili fossili come la Mountain Valley and Atlantic Coast che trasporterebbero il gas estratto con la criticatissima tecnica del fracking negli Appalachi. I firmatari  si impegnano a opporsi a tutti questi progetti.

Anche altri candidati presidenziali hanno firmato il “NoKXL pledge”: il governatore democratico di Washington Jay Inslee (D-WA) ha seguito rapidamente l’esempio dell Warren, chiedendo in un tweet: «Dove devo firmare?». Tutta la campagna elettorale di Inslee ha al centro l’azione climatica e ha promesso che, se diventerà presidente, gli Usa saranno net-zero emission entro il 2045.

Hnno firmato anche Sanders e il miliardario Tom Steyer che sono molto impegnati sulle questioni  climatiche. Quelli di Bold Nebraska hanno detto a ThinkProgress che riteniamo che altri contendenti per il l 2020 firmeranno, intanto il  “NoKXL pledge” guadagna slancio.

Un recente sondaggio dimostra che i cambiamenti climatici stanno guadagnando terreno tra le maggiori preoccupazioni degli elettori statunitensi e che molti americani sono sempre più contrari a puntare ancora sui  combustibili fossili. Inoltre, il no agli oleodotti sta anche emergendo come un’opportunità per i democratici di entrare in contatto con le comunità indigene, che hanno svolto un ruolo di primo piano nella lotta contro l’espansione dei combustibili fossili che spesso avviene a danno delle loro terre tribali. In alchini Stati chiave il voto degli indiani d’America potrebbe fare la differenza.

Diversi candidati democratici alle  presidenziali – compresi la  Warren e Sanders – partecipano a  Sioux City, nello Iowa, a un forum democratico dedicato esclusivamente alle questioni dei nativi americani che porranno ai candidati domande su una serie di argomenti ed è più che probabile che al centro ci saranno oleodotti e cambiamento climatico.

La Warren si è portata avanti con il lavoro con una serie di tweet sui problemi dei nativi americani, ampliando la sua opposizione al Keystone XL e alla Dapl inquadrando il tema degli oleodotti nel contesto dei diritti degli indigeni: «Quando le preoccupazioni tribali sono in conflitto con i profitti delle corporation o con l’estrazione delle risorse, le tribù perdono. Questo deve cambiare. Quando sarò  presidente, i progetti energetici che impattano sull’Indian Country non andranno avanti senza consenso. Questo significa revocare i permessi KeystoneXL e Dapl dati da Trump».

 

 

 

tratto da: http://www.greenreport.it/news/energia/oleodotti-i-sioux-non-mollano-e-rilanciano-la-battaglia-contro-trump/

 

Oleodotti, i Sioux non mollano, dissotterrano l’ascia di guerra e rilanciano la battaglia contro Trumpultima modifica: 2019-08-27T22:10:48+02:00da eles-1966
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