Occhio all’etichetta: L’Europa invasa da miele cinese contaminato con polline Ogm (quando è veramente miele)!!

 

 

 

miele cinese

 

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Occhio all’etichetta: L’Europa invasa da miele cinese contaminato con polline Ogm (quando è veramente miele)!!

 

Cresce del 25% la dipendenza del vecchio continente dal prodotto importato e la Cina fa la parte del leone con una quota del 40% staccando Ucraina e Argentina. L’attenzione per la qualità mette per ora al sicuro le produzioni nazionali: solo l’10% del miele importato dal paese del Dragone arriva infatti in Italia

E attenzione, in Cina è consentito l’uso del polline Ogm.

Tutti gli Stati membri dell’Ue sono invasi da miele proveniente dalla Cina. L’origine comunitaria rischia così di essere solo un ricordo per i consumatori del vecchio continente anche se in Italia le cose sembrano andare meglio (solo l’10% del miele importato dalla Cina arriva nel Belpaese).

I dati sono stati diffusi da Eurostat, l’ufficio statistico comunitario, che ha dimostrato che su oltre 208.000 tonnellate di miele importato in Europa, il 39% pari a circa 80.000 tonnellate è di provenienza cinese.

Dopo la Cina, la classifica dei paesi esportatori di miele in Europa vede l’Ucraina con 41.000 tonnellate pari al 20% del totale, seguita dall’Argentina con 25.000 tonnellate, pari al 12 %, quindi Messico con 21 000 tonnellate, pari al 10% e Cile con 8 000 tonnellate, pari al 4%.

Nel 2018, gli Stati membri dell’Ue hanno quindi importato 208.000 tonnellate di miele naturale (“miele”) da Stati non membri dell’Ue per un valore di 452 milioni di euro.

Al contrario, nel 2018 solo 21 000 tonnellate di miele sono state esportate dagli Stati membri dell’UE al di fuori dell’UE. Queste esportazioni valevano € 119 milioni.

Un dato che sembra vanificare la politica europea di sostegno al settore dell’apicoltura.

Le Germania è il maggiore importatore

Rispetto al 2013, le importazioni di miele dall’esterno dell’UE sono aumentate del peso del 25%. D’altra parte, il peso delle esportazioni dell’UE di miele verso paesi terzi è aumentata del 40%.

Nel 2018, 60 000 tonnellate di miele sono state importate in Germania da Stati membri non UE (il 29% delle importazioni extra UE di miele). Ciò rende la Germania il più grande importatore europeo di miele da paesi non UE, davanti al Regno Unito con 45.000 tonnellate, 22%, seguito dal Belgio con 22.000 tonnellate, 11%, Polonia con 21.000 tonnellate, 10% e in Spagna (17 000 tonnellate, 8%).

L’Italia ha importato dai paesi extra Ue circa 8.700 tonnellate, di cui oltre 2.500 dalla Cina

Le esportazioni comunitarie

Nel 2018, 137 000 tonnellate di miele sono state scambiate tra gli Stati membri dell’UE. L’Ungheria ha esportato in altri Stati membri dell’UE 20 000 tonnellate di miele nel 2018 (il 14% del totale delle esportazioni intra-UE di miele). Ciò rende l’Ungheria il più grande esportatore di miele intra-UE, seguito da Belgio (19 000 tonnellate, 14%) e Spagna (18 000 tonnellate, 13%), davanti alla Germania (16 000 tonnellate, 12%) e Polonia (15 000 tonnellate, 11%).

Per quanto riguarda l’Italia le esportazioni comunitarie sono state di circa 4.500 tonnellate  e quelle verso paesi extracomunitari di poco meno di 700 tonnellate.

E attenzione, c’è un altro grave problema da affrontare. Il miele cinese non sempre è vero miele: a volte è un prodotto ricavato dallo sciroppo di riso o zucchero, oppure è trattato industrialmente, una pratica vietata dalla legge in Europa, ma che in Cina è molto praticata. E guardate bene, riconoscere il miele “falso” da quello “vero” non è affatto facile!

Per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta.

Come riconoscere il miele made in italy

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale.

Mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE“.

Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE“; mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE“.

Occhio all’etichetta

Il problema è però che le stesse regole non valgono se il miele viene usato come ingrediente.

Infatti nei biscotti e negli altri dolci, come il torrone, la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta.

Un danno che va sanato poiché colpisce un settore, quello nazionale, che contacirca 50mila apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro.

Per non parlare del servizio di impollinazione so all’agricoltura, valutato da 3 a 3,5 miliardi di euro.

La produzione media per alveare, nelle aziende apistiche professionali (sono circa 2000 quelle che gestiscono più di 150 alveari) è di circa 33.5 kg/alveare mentre la media nazionale generale si aggira intorno ai 17,5 kg/alveare.

Per quanto riguarda le vendite – conclude Coldiretti -, i piccoli apicoltori si indirizzano innanzitutto verso il conferimento in cooperativa (23,6%), i privati consumatori (22,0%) e i grossisti (20,8%), mentre la restante parte viene indirizzata al piccolo dettaglio tradizionale e specializzato che assorbe il 12,7%.

 

 

 

 

Occhio all’etichetta: L’Europa invasa da miele cinese contaminato con polline Ogm (quando è veramente miele)!!ultima modifica: 2019-07-13T22:38:04+02:00da eles-1966
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