Lavorare 4 giorni a settimana aumenta la produzione del 40%… Perché non lo facciamo anche in Italia?

 

4 giorni a settimana

 

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Lavorare 4 giorni a settimana aumenta la produzione del 40%… Perché non lo facciamo anche in Italia?

 

Lavorare meno, lavorare tutti.

Non è solo un vecchio slogan di sinistra…

Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, sostiene da tempo che una riduzione dell’orario di lavoro, a parità di stipendio, sia una leva per far aumentare l’occupazione e per ridistribuire la ricchezza. Gli incrementi di produttività andrebbero compensati con un aumento della retribuzione o con maggiore tempo libero.

Orari di lavoro troppo lunghi, straordinari, continua reperibilità (grazie anche a internet e cellulari) fa si che il bilanciamento tra attività lavorativa e vita privata sia troppo spesso messo in secondo piano, sacrificato sull’altare delle esigenze aziendali.

Non dimentichiamo che fu un imprenditore illuminato come Henry Ford a introdurre la settimana lavorativa di 5 giorni e 40 ore negli anni ‘20 (all’epoca, ai margini della Rivoluzione Industriale, le persone lavoravano in media dalle 10 alle 16 ore al giorno). E i risultati furono più che positivi…

Henry Ford aveva prima di tutti i vantaggi che si potevano avere nel ridurre le ore di lavoro. Fu tra i primi a provarci e non lo fece certo per magnanimità. L’industriale aveva semplicemente capito che i suoi operai sarebbero stati più produttivi se non si  fossero sentiti troppo stanchi nel tempo libero. Gli aumenti di produttività si raggiungono solo con una forza lavoro più concentrata, che si sente più a suo agio ed è meno stressata.

Nonostante possa sembrare assurdo, esistono diverse ragioni credibili per convincere le aziende a lavorare quattro giorni a settimana: certe realtà produrrebbero infatti almeno gli stessi risultati commerciali di oggi, pur continuando a pagare gli stessi stipendi che offrono attualmente. Vanno poi tenuti in considerazione i potenziali risparmi derivanti da altri aspetti collaterali: tenere un ufficio aperto per meno ore significa anche bollette più basse e in generale spese ridotte.

Siamo in vista di una nuova rivoluzione degli orari di lavoro?

Quando le società decidono di porre attenzione sulle esigenze dei propri dipendenti, tuttavia, i risultati possono essere sorprendenti.

In Giappone, Microsoft Japan ha sperimentato la settimana lavorativa di quattro giorni senza nessuna riduzione della retribuzione.

Secondo i dati forniti dall’azienda nipponica, la produttività è aumentata del 40% durante il periodo di prova. La durata delle riunioni interne si è dimezzata e si sono registrati risparmi in termini di elettricità e di carta utilizzata, con un effetto positivo anche sull’ambiente.

La sperimentazione è stata accolta con entusiasmo dai dipendenti e dai giapponesi che hanno da molti anni un serio problema di superlavoro con ritmi insostenibili che hanno portato anche a morti per lavoro eccessivo davvero inaccettabili.

Restando in Giappone, anche la catena di abbigliamento Uniqlo, nel 2015, ha offerto ai propri dipendenti la possibilità di lavorare soltanto quattro giorni a settimana. In questo caso, però, le ore di lavoro giornaliere venivano aumentate fino a dieci. Nonostante i ritmi particolarmente intensi, però, l’esperimento è riuscito a coniugare l’approvazione dei dipendenti con un aumento della produttività.

La settimana corta è stata implementata anche dalla Perpetual Guardian, una società neozelandese che dopo gli incrementi di produttività registrati durante il pilot ha deciso di rendere la policy permanente. Il fondatore della società, Andrew Barnes, ritiene infatti che la settimana lavorativa di quattro giorni non implichi soltanto un giorno in più di riposo ma sia in grado di spronare i dipendenti nel mantenere uno standard elevato volto a soddisfare le esigenze dei clienti.

Se un lavoratore viene messo nella condizione di poter bilanciare vita privata e professionale a quanto pare è più felice e questo lo fa lavorare meglio. Questa non sembra una relazione tanto sorprendente eppure ancora in pochi al mondo sembrano comprenderla.

Alcune analisi economiche hanno stabilito come all’aumentare dell’orario di lavoro la produttività del singolo dipendente diminuisca. Ad esempio, una conference call fatta dopo una giornata particolarmente stressante rischia di durare molto più del dovuto. La fatica gioca un ruolo importante nell’organizzazione del lavoro. È arrivato il momento per le aziende di prendere in seria considerazione questo aspetto. La gig economy è stata uno strumento utilizzato in larga parte dalle imprese per diversificare la propria offerta di prodotti e servizi. La forza lavoro non ha tratto particolari benefici dalla rivoluzione tecnologica che, al contrario, ha spesso incentivato la creazione di nuovi lavori con pochissime tutele, come nel caso dei riders.

E ora chiediamoci se tutto ciò possa essere fatto anche in Italia…

 

 

 

 

Lavorare 4 giorni a settimana aumenta la produzione del 40%… Perché non lo facciamo anche in Italia?ultima modifica: 2019-12-26T13:50:31+01:00da eles-1966
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