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Incredibile, ma purtroppo vero – Avete presente la Sicilia, la capitale mondiale delle arance? Ebbene, vai a Catania e trovi nei mercatini arance dello Zimbabwe ad 1,79 il chilo. E quelle Siciliane, le migliori del mondo? A marcire sugli alberi…!
Eccovi servite le arance dello Zimbawe a euro 1,79 centesimi al kg, ecco le scelte scellerate votate al parlamento europeo che affossano la nostra agricoltura. Grazie ad agli accordi scellerati siglati e permessi dagli euroburocrati a vantaggio delle grandi lobby internazionali, c’è chi attraverso la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli stranieri a basso prezzo si riempie le sue sporche tasche. Il tutto a discapito dei nostri produttori.
“Sotto casa a Catania, stasera, all’interno di un punto vendita di una importante catena della Gdo, arance dello Zimbabwe. A Catania. Fa riflettere, no? A me si! Ma non contro lo Zimbabwe…”
E sotto, la foto di “Valencia” in cassetta riutilizzabile con il cartellino che indica il prezzo (1,79 euro il chilo) la categoria (seconda) e non lascia dubbi sull’origine (anche se al nome del Paese manca una lettera…).
Ha scatenato un nugolo di reazioni il post pubblicato su Facebook dalla presidente del Distretto degli agrumi di Sicilia Federica Argentati pochi minuti prima della mezzanotte di martedì: tanti gli operatori della filiera, ma anche i consumatori, che hanno voluto dire loro. Arance da un Paese africano non proprio rinomato, in ambito agrumicolo, alla Sicilia: globalizzazione distorta o normale conseguenza della regola della domanda e dell’offerta, in un periodo in cui le arance locali sono – o dovrebbero essere – ancora sugli alberi?
Di varia intonazione i commenti al post: “A me fa riflettere il prezzo, dallo Zimbabwe a solo 1,79 euro”, scrive Giuseppe Guagliardi, grossista al Maas di Catania: “Materia prima, packaging, trasporto in container, importatore, piattaforma Gdo e punto vendita”. Domanda sottintesa: come fanno a starci dentro?
“Probabilmente in questo momento le arance africane sono presenti in tutti i mercati europei ed extraeuropei” commenta Paolo. “Agrumeti di proprietà olandese o inglese e manodopera dai costi irrisori: questo spiega il prezzo di vendita.
Economie di scala, concentrazione dell’offerta e logistica che funziona”. E a chi scrive di auspicare barriere commerciali, Paolo replica: “Con i dazi i produttori morirebbero domani. Nei supermercati esteri i prodotti li distribuiscono gli olandesi e gli spagnoli. Li prendono in ogni parte del mondo. Dell’Italia gliene frega come frega a me delle abitudini dei moscerini: nulla”.
fonte: varie dal web