Rifiuti in fiamme a Pavia: ormai la Terra dei fuochi è al Nord. Si moltiplicano i roghi e crescono i tumori tra gli abitanti. Un giro di affari da 10 miliardi che entrano nelle tasche dei mafiosi sulla nostra pelle, mentre lo Stato si gira dall’altra parte!

Terra dei fuochi

 

 

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Rifiuti in fiamme a Pavia: ormai la Terra dei fuochi è al Nord. Si moltiplicano i roghi e crescono i tumori tra gli abitanti. Un giro di affari da 10 miliardi che entrano nelle tasche dei mafiosi sulla nostra pelle, mentre lo Stato si gira dall’altra parte!

 

Da La Stampa:

In fiamme i rifiuti di Pavia. È la Terra dei fuochi del Nord
Si moltiplicano i roghi, crescono i tumori tra gli abitanti. Il prefetto: “Sospetti sulla criminalità organizzata”
ANDREA BALLONE, FABIO POLETTI
PAVIA

L’ultima l’hanno scoperta l’altro giorno a Bornasco, una decina di chilometri a Nord di Pavia. Una montagna di 20 mila metri cubi di rifiuti anche pericolosi e poi pneumatici, carcasse di auto, lavatrici abbandonate, materiale edile, lapidi di marmo, lastre di eternit, componenti elettronici. Una discarica abusiva grande 15 mila metri quadrati tra cascine e capannoni industriali come ce ne sono tante nel Pavese. Pure troppe, assicura Angela Alberici, dirigente di Arpa Pavia, l’agenzia regionale per la protezione ambientale: «È un territorio che ha una vocazione per lo smaltimento dei rifiuti, favorita da una bassa densità abitativa su un grande territorio».

Ma Pavia ha anche il record della mortalità di cancro: secondo l’ultimo rapporto Asl del 2015 il tasso di mortalità dei tumori maschili è superiore del 10% rispetto al dato lombardo e del 18% a quello nazionale. Pure peggio per i tumori femminili: +11% della Lombardia, +19% di tutta Italia. Che ci sia un rapporto diretto è tutto da dimostrare anche se l’attenzione è massima, assicura Carlo Cerra di Ast Pavia: «Ci sono 200 tipi di tumori e i numeri in provincia di Pavia sono troppo piccoli per avere una casistica certa. La preoccupazione ambientale è evidente. Al lavoro c’è una commissione regionale che non a caso di chiama “Ambiente e salute”». Sarà un caso però Pavia ha anche il record negativo dell’aspettativa di vita. Nemmeno 82 anni, contro gli oltre 83 in tutta la Lombardia e i quasi 83 a livello nazionale.

Inquinamento e condizioni ambientali sono fattori decisivi. Un collegamento diretto magari non è stato ancora trovato, ma su tutto il territorio pavese ci sono ben 21 aziende di stoccaggio dei rifiuti. Secondo un rilevamento regionale dello scorso ottobre, le irregolarità accertate in tema di sicurezza erano addirittura 30. Accanto alle discariche e ai siti di stoccaggio ufficiali ce ne sono una gran quantità di abusive. A volte vengono scoperte. A volte vengono date alle fiamme. Troppe volte, almeno cinque dal maggio dell’anno scorso: due a Mortara, una a Parona, una a Stradella, l’ultima a Corteolona. Incendi dolosi su cui la procura di Pavia ha aperto una serie di inchieste, una per ogni rogo, per ora senza indagati.

La dirigente Arpa di Pavia ha una sua ipotesi: «Bruciare i rifiuti è un’ipotesi commerciale valida. Costa meno che stoccarli». Da quando la Cina ha poi imposto il blocco alle importazioni di rifiuti plastici diverse tonnellate di rifiuti non si sa più dove metterle. A Corteolona all’inizio di gennaio hanno risolto il problema dando alle fiamme un capannone grande duemila metri quadrati con tonnellate di sostanze plastiche. Chi le abbia stoccate all’inizio di settembre quando arrivarono le prime segnalazioni di via vai di camion dagli abitanti della zona non si sa. Il terreno è di un privato che giura di non saperne niente.

Ci sono anche altre ipotesi dietro ai roghi. Ipotesi che portano alla Terra dei fuochi in Campania. Il prefetto di Pavia Attilio Visconti ha più di un sospetto: «Dobbiamo lavorare sulla prevenzione perché questo è un territorio appetibile per la criminalità organizzata». La prefettura ha chiesto ai Comuni di segnalare i siti abbandonati che potrebbero essere utilizzati come discariche abusive. Da 130 Comuni sono arrivate 169 segnalazioni. I controlli sono di competenza provinciale. Tutti gli organi di polizia sono impegnati. Per avere delle mappature certe si useranno anche i droni. Pure l’Arpa fa verifiche a campione, spiega Angela Alberici: «Dopo ogni ispezione dobbiamo fare una segnalazione in Procura. Non c’è una volta che sia tutto in regola. La direttiva europea che responsabilizza i gestori delle discariche è ampiamente disattesa». Del tema si è occupata anche la commissione parlamentare d’inchiesta che a gennaio ha presentato una relazione su «Il fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti». Un capitolo è dedicato anche all’incendio della discarica di Mortara dello scorso settembre – un’azienda di stoccaggio conosciuta e monitorata – che ha portato «nei primi due tre giorni dall’incendio a concentrazioni di diossine risultate di un ordine di grandezza superiore ai valori del fondo naturale locale».

fonte: http://www.lastampa.it/2018/02/24/italia/cronache/in-fiamme-i-rifiuti-di-pavia-la-terra-dei-fuochi-del-nord-rpDF9CcZHpiKwPNIVDyONM/pagina.html

Avevamo già scritto:

La Terra dei Fuochi? Ora è al Nord: rivelazione choc del procuratore di Brescia

La Terra dei Fuochi si è spostata al nord? È ciò che dichiara il procuratore della Repubblica di Brescia Sandro Raimondi, in seguito alle indagini che hanno portato all’arresto di un imprenditore operante nel settore dei rifiuti.

Centinaia di migliaia di rifiuti non trattati interrati e fatti “sparire” dalla circolazione. Roghi che producono diossina, respirata da decine di migliaia di cittadini. Amministratori pubblici compiacenti che, in cambio di regalie e favori, fanno finta di non vedere le attività illecite di imprenditori senza scrupoli. Siamo in Campania? No siamo in provincia di Brescia. “La Terra dei Fuochi del Nord” la chiamano gli investigatori.

E stavolta non c’entra niente la criminalità organizzata. Sono alcuni imprenditori del settore ad aver messo in piedi, autonomamente, un sistema che ricalca quello creato dalla Camorra in Campania e da altre organizzazioni di stampo mafioso. Un sistema che emerge dalle intercettazioni presenti sul caso e dalle parole degli investigatori.

Proviamo a delinearne i contorni.

La Terra dei Fuochi? Ora è al Nord”

«Abbiamo capito che c’è stata proprio un’inversione di rotta, nel senso che dal sud al nord viene effettuata questa attività di illecito trattamento e di illecito commercio, che ha fatto divenire Brescia e le zone limitrofe, a mio modo di vedere, una nuova Terra dei fuochi»

Non usa mezzi termini Sandro Raimondi, procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Brescia. La citazione emerge dal resoconto stenografico della sua audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Raimondi è stato invitato in tale sede per relazionare sulle inchieste che la procura, insieme ai carabinieri del NOE di Milano e la Polizia di Stato, sta effettuando sugli illeciti nell’ambito del trattamento dei rifiuti in nord Italia.

Ne emerge un quadro a dir poco sconcertante. Come in Campania, vediamo rifiuti non trattati interrati, roghi che sprigionano diossina e imprenditori disonesti pronti a ingrassare sulla pelle dei cittadini.

Il rifiuto, meno lo tocchi e più ci guadagni”, dice un operatore del settore in un’intercettazione telefonica riportata nell’audizione. Imprenditore che poi è stato arrestato. Cosa intende dire con questa affermazione?

Come sappiamo, il ciclo dei rifiuti prevede una serie di trattamenti. La frazione umida, per esempio, andrebbe sottoposta a un processo di “biostabilizzazione” di 3 settimane. E invece, truccando i documenti, si possono tranquillamente far “sparire” i rifiuti. Ma nulla si distrugge in natura: e quello che loro interrano o bruciano, ritorna nel cibo che mangiamo e nell’aria che respiriamo.

Questa prima tranche dell’inchiesta ha portato all’arresto ai domiciliari di un imprenditore. Alcuni dei suoi impianti di smaltimento – nella zona di Bergamo, Brescia e Lecco – sono stati sequestrati, insieme a 76 automezzi. C’è chi ipotizza però che si tratti appena della punta dell’iceberg di un sistema illecito molto più tentacolare.

La Terra dei Fuochi del nord: un giro d’affari da 10 milioni di euro

Chiaramente, il fine ultimo di questo scempio ambientale è il profitto. Gli investigatori hanno provato a quantificare il guadagno illecito derivante. Come spiega nell’audizione alla Camera Piero Vincenti, maggiore dei carabinieri del NOE di Milano, “i 26 indagati nel procedimento penale di cui ci siamo occupati, complessivamente hanno avuto un illecito profitto di oltre 10 milioni di euro per il trattamento di circa 100.000 tonnellate di rifiuti”.

La Terra dei Fuochi al Nord si alimentava grazie a un sistema di documenti falsi, giri di bolle dichiarati ma inesistenti e certificati truccati. Con la compiacenza, inoltre, di alcuni membri della Pubblica Amministrazione: dalle indagini emerge, per esempio, un’auto del valore di 30mila euro donata in cambio di consulenze di fatto mai verificatesi.

Un aspetto peculiare di questo sistema, sottolineato da Raimondi, è che la criminalità organizzata sembra non c’entrare nulla. “L’imprenditore del nord ha imparato come fare da solo, in modo autarchico”, spiega il procuratore. Una realtà che emerge non solo dalle indagini dello stesso Raimondi, ma anche da altre inchieste simili del NOE.

Rifiuti in fiamme a Pavia: ormai la Terra dei fuochi è al Nord. Si moltiplicano i roghi e crescono i tumori tra gli abitanti. Un giro di affari da 10 miliardi che entrano nelle tasche dei mafiosi sulla nostra pelle, mentre lo Stato si gira dall’altra parte!ultima modifica: 2018-03-02T22:56:32+01:00da eles-1966
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