Eugenio Scalfari: Che guaio i politici senza cultura – Da Gramsci a Moro, da Croce a La Malfa, in Italia gli intellettuali sono stati alla guida dei partiti. Da vent’anni questo non è più vero. Imperano demagogia e populismo. Che inquinano e deformano la democrazia.

 

Eugenio Scalfari

 

 

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Eugenio Scalfari: Che guaio i politici senza cultura – Da Gramsci a Moro, da Croce a La Malfa, in Italia gli intellettuali sono stati alla guida dei partiti. Da vent’anni questo non è più vero. Imperano demagogia e populismo. Che inquinano e deformano la democrazia.

 

Su L’Espresso del 10 ottobre 2014 un breve acuto articolo di Eugenio Scalfari contro la mamcanza di cultura in politica… E il peggio doveva ancora venire!

Che guaio i politici senza cultura

Da Gramsci a Moro, da Croce a La Malfa, in Italia gli intellettuali sono stati alla guida dei partiti. Da vent’anni questo non è più vero. Imperano demagogia e populismo. Che inquinano e deformano la democrazia

Ho letto in questi giorni in vari giornali e riviste che gli intellettuali non ci sono più, sono scomparsi. Sia quelli che allora (parliamo del Novecento fino al suo ultimo decennio) venivano chiamati “organici” perché mettevano il loro cervello e i loro saperi al servizio del partito cui aderivano; sia gli “indifferenti” che non avevano alcuna passione e informazione sulla politica ma coltivavano le loro scienze. Adesso, da almeno 25 anni a dir poco, non ci sono più salvo alcuni molto vecchi, senza denti e in carrozzella, che pensano a tutt’altro che alla politica.

A me non sembra che le cose stiano così e neppure sono state così ai tempi nei quali gli italiani erano – come si dice ora – una vera e propria eccezione, a volte anche più di altri popoli.

Farò intanto una prima osservazione: gli italiani avrebbero messo i loro saperi al servizio d’un partito ma facevano parte, proprio per questa loro funzione, del gruppo dirigente di quel movimento politico, e spesso l’hanno diretto e talvolta l’hanno addirittura fondato.

La Democrazia cristiana nacque da una costola dei Popolari che erano stati un grande partito nato nel 1919 e il suo primo fondatore e leader fu Alcide De Gasperi che ai tempi di Roma occupata dai nazisti era stato ospitato in Vaticano e lavorava nella biblioteca di quell’istituzione religiosa. I cosiddetti “cavalli di razza” di quel partito che vennero subito dopo di lui erano intellettuali di professione come Fanfani, Dossetti, La Pira; Aldo Moro era un intellettuale al cento per cento e così pure Ciriaco De Mita dopo di lui.

Il Partito repubblicano ebbe per vent’anni e più la guida di Ugo La Malfa e, accanto a lui, di Bruno Visentini. Erano al tempo stesso politici e intellettuali, La Malfa veniva direttamente dal Partito d’Azione; Visentini oltre alla politica e alla finanza coltivava la pittura e la musica di cui era fervido amatore. Direi che l’ottanta per cento degli aderenti al Partito repubblicano erano persone di elevata cultura e intelletto e facevano parte di quello che allora si chiamava il notabilato nelle professioni libere, medici, avvocati, docenti universitari o delle scuole superiori. La politica tuttavia li intrigava fortemente e la praticavano in un partito che aveva pochi voti ma era molto qualificato. Il grosso quantitativo del partito era della Toscana e delle Romagne dove contendeva al Pci la guida della pubblica opinione e delle istituzioni locali. Quanto ai comunisti il loro vero partito cominciò al congresso di Lione dopo aver messo fuori gioco il massimalismo di Bordiga. A Lione nacque un Partito comunista moderno e italiano. Il congresso e il gruppo dirigente che ne uscì erano guidati da Gramsci, Togliatti, Terracini, e anni dopo affluirono in esso personaggi come Amendola, Ingrao, Tortorella, Macaluso, Reichlin, Tronti: persone diverse, di diverso sentire, ma tutte con una vasta cultura che discendeva da personaggi come Antonio Labriola, Giustino Fortunato, e perfino Benedetto Croce. Anche Enrico Berlinguer era un intellettuale e guidò il partito per molti anni fino alla sua prematura scomparsa. La nuova generazione che gli subentrò compì alcuni errori politici non lievi ma era comunque dotata di ampie letture e di interessi culturali. D’Alema fu uno di quelli e Veltroni anche di più poiché è stato giornalista, direttore de “l’Unità”, membro del miglior governo Prodi, ministro dei Beni culturali, sindaco di Roma per due mandati e coltiva cinema, scrive romanzi e memorie. Quanto al Partito d’Azione, quello fu addirittura il partito degli intellettuali e proprio per questo ebbe pochissima fortuna e non visse che una breve stagione per quanto riguarda la politica, ma la sua cultura politica è tuttora tra quelle più condivise e risale ai fratelli Rosselli, ad Ernesto Rossi, a Norberto Bobbio, a Colorni, a Salvemini e a molti altri. Dette il meglio di sé come cultura e il peggio del peggio come politica.

Infine le persone guida del Partito liberale furono nientemeno che Benedetto Croce e Luigi Einaudi. E il gruppo della sinistra di quel partito era formato da Mario Pannunzio, Leone Cattani, Nicolò Carandini, Cagli, Storoni, Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati. Erano apolitici? Certo che no. La politica furono loro a guidarla e non ad esserne guidati, erano indipendenti? Se la parola è detta nel senso dell’indifferenza dalla politica, no, non erano affatto indifferenti. Erano semmai autoreferenti quanto si può nell’esercizio stesso del potere. Persone che servivano lo Stato e il Paese come furono poi Ciampi, Prodi, Valiani, e tanti altri.

Ma oggi? che succede oggi? Il politichese si è moltiplicato del mille per cento ed ha inquinato e deformato la democrazia italiana. Un altro fenomeno non inconsueto anzi frequente nella vita pubblica italiana è emerso da almeno vent’anni a modificare nel peggio la qualità della nostra convivenza sociale. Si chiama demagogia e ha come strumento il populismo. Dura a dir poco da vent’anni e tutto lascia presagire che ne durerà almeno altrettanti con i suoi nefasti effetti.

Quando la demagogia e il populismo imperano, allora sì la mancanza degli intellettuali risulta catastrofica. Non quando sono troppi ma quando non ce n’è più nessuno.

 

 

Eugenio Scalfari: Che guaio i politici senza cultura – Da Gramsci a Moro, da Croce a La Malfa, in Italia gli intellettuali sono stati alla guida dei partiti. Da vent’anni questo non è più vero. Imperano demagogia e populismo. Che inquinano e deformano la democrazia.ultima modifica: 2020-05-30T17:48:32+02:00da eles-1966
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