La follia delle Multinazionali che dobbiamo subire tutti i giorni: oltre il 97% dei prodotti alimentari commercializzati nel nostro Continente contiene residui di glifosato!

 

glifosato

 

 

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La follia delle Multinazionali che dobbiamo subire tutti i giorni: oltre il 97% dei prodotti alimentari commercializzati nel nostro Continente contiene residui di glifosato!

C’è una  grande emergenza ambientale, la più grande dei nostri tempi su cui i media dicono poco o niente: riguarda il glifosato che la follia delle multinazionali ha trasferito nel 97% dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole!   

Lo scorso anno il quotidiano The Guardian che la FDA, sigla che sta per Food and Drug Administration, l’Agenzia per gli alimenti e i medicinali degli Stati Uniti d’America, non riusciva a trovare un alimento senza tracce di glifosato!

I giornalisti sono riusciti a mettere il naso nelle mail interne alla FDA, ottenute in base alla legge sul diritto di accesso alle informazioni. Quello che è venuto fuori, come ha raccontato poco più di un anno fa Il fatto alimentare, è sconvolgente.

Dalla lettura di una mail risulta che il chimico della FDA, Narong Chamkasem, racconta Il fatto alimentare, “ha trovato residui di glifosato oltre i limiti nel mais – 6,5 parti per milione, contro il massimo ammissibile di 5,0 ppm – il che avrebbe dovuto essere segnalato all’Environmental Protection Agency (EPA), cosa non avvenuta perché in una mail un supervisore di Chamkasem gli disse che il mais non era considerato un ‘campione ufficiale’. Fatto smentito da un portavoce della FDA interpellato dal Guardian, secondo il quale i campioni ufficiali da sottoporre a test sono mais, soia, latte e uova, aggiungendo che in nessun campione sono stati superati i limiti massimi di residui di glifosato. Il portavoce della FDA non ha voluto però entrare nel merito delle mail ottenute dal quotidiano britannico”.

“Dai documenti della FDA – prosegue l’articolo de Il fatto alimentare – risulta che Chamkasem aveva trovato il glifosato anche in numerosi campioni di miele e in prodotti di farina d’avena.

Dopo questi risultati, la FDA sospese temporaneamente i test e il laboratorio di Chamkasem venne riassegnato ad altri programmi, perché quei test non facevano parte del suo incarico sui residui di glifosato”.

L’uso smodato di glifosato non riguarda solo l’agricoltura: si pensi al diserbo dei cigli delle strade.

Usando il glifosato i gestori delle strade ‘risparmiano’ sul personale (prima del glifosato e, in generale, degli erbicidi, il diserbo veniva effettuato manualmente: ricordate le case cantiniere lungo le strade gestite dall’ANAS? Chiediamoci da che cosa sono state sostituite…).

Lo stesso discorso vale per giardini pubblici: come è stato effettuato il diserbo in questi luoghi, in tutti questi anni?

Il dubbio è che il glifosato, tra campagna, strade e città piccole e grandi sia entrato nella nostra vita. Alimentato, anche, da tecniche agronomiche suicide, che hanno spinto fino all’inverosimile gli agricoltori all’uso del glifosato.

Si ricorda che:

– Il glifosato – prodotto  e venduto dalla multinazionale Monsanto con il marchio commerciale Roundup – è l’erbicida più diffuso al mondo ed è classificato, in base alla direttiva 67/548/CEE, come irritante e pericoloso per l’ambiente, tossico per gli organismi acquatici e con formulati pericolosi per l’uomo e/o per l’ambiente acquatico”.

– Il brevetto del glifosato è scaduto ormai da qualche anno. Morale: a produrre gli erbicidi al glifosato sono in tanti, Cina in testa: ciò significa che la presenza del glifosato nel Pianeta Terra è aumentata vertiginosamente!

– L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha fissato la dose massima di assunzione giornaliera di glifosato in 0,5 mg per kg di peso corporeo. Certo, sarebbe normale evitare del tutto di ingerire questo veleno, ma gli Stati, com’è inevitabile quando ci sono di mezzo gli interessi delle multinazionali, debbono scendere a compromessi con le stesse multinazionali (e, nel caso dei Paesi deboli, debbono subirle).

– L’Agenzia per la ricerca sul cancro Iarc (OMS) di Lione, nel 2015, ha classificato il principio attivo (cioè il glifosato) come un ‘probabile cancerogeno per l’uomo’ e come tale lo ha inserito nel gruppo delle 66 sostanze a rischio”.

– ll vero ‘boom’ del glifosato è iniziato quando la Monsanto ha cominciato a introdurre varietà di piante resistenti allo stesso glifosato. Perché? Perché le multinazionali che producono il glifosato hanno selezionato varietà di soia (ma anche di mais, di riso e di altre colture erbacee) che resistono al glifosato? Che significa questo? Semplice. Uno dei problemi dei cereali sono le cosiddette malerbe, che debbono essere eliminate. Utilizzando varietà di cereali resistenti al glifosato, quando con le irrorazioni a base dello stesso glifosato si interviene, a tappeto, sulle piantagioni di cereali attaccate dalle malerbe, le stesse malerbe muoiono tutte, mentre il cereale resistente allo stesso glifosato rimane in vita! Ed il prodotto che si raccoglie e che finisce sulle nostre tavole è pieno di glifosato!

– Oltre il 97% dei prodotti alimentari commercializzati nel nostro Continente contiene residui di glifosato. Tutti, inconsapevolmente, siamo vittime di questo erbicida. Tracce di glifosato sono state trovate nelle urine di 48 europarlamentari con concentrazioni da 0,17 a 3,5 microgrammi per litro ed una media di 1,73 (fonte: Agricolae.eu)”.

Altri studi in Germania avevano già dimostrato, su un campione di 2009 persone, che il 99,6% presentava residui di glifosato nelle urine; il 75% di queste con una concentrazione almeno cinque volte superiore ai limiti consentiti per l’acqua; il 35% di queste con una concentrazione addirittura superiore tra le dieci e quarantadue volte (fonte: Test Il Salvagente)”.

Anche in Germania – Paese tradizionalmente molto attento all’alimentazione – la rivista tedesca Oko-Test ha trovato tracce di glifosato oltre che nel latte materno, nel miele e nella birra, in 14 campioni su 20 di farine di frumento, d’avena e pane (fonte: Test Il Salvagente).

Il glifosato viene ampiamente usato anche in pre-raccolta negli USA e Canada nelle coltivazioni di grano duro, per favorirne la maturazione artificiale, con conseguente presenza di residui nel grano raccolto e nelle farine che ne derivano. Il problema è che in certa aree fredde e umide come USA e Canada, senza il glifosato, il grano non maturerebbe mai!

L’Unione Europea vieta “l’uso di glifosato in pre-raccolta per il grano duro”, però consente l’importazione di grano duro trattato con il glifosato in pre-raccolta!

 

 

 

La follia delle Multinazionali che dobbiamo subire tutti i giorni: oltre il 97% dei prodotti alimentari commercializzati nel nostro Continente contiene residui di glifosato!ultima modifica: 2020-02-09T22:20:17+01:00da eles-1966
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