11 gennaio 1948 – La strage degli italiani in Somalia voluta, fatta scoppiare e assecondata dagli inglesi, che sono riusciti a farci dimenticare…!

 

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11 gennaio 1948 – La strage degli italiani in Somalia voluta, fatta scoppiare e assecondata dagli inglesi, che sono riusciti a farci dimenticare…!

 

Cinquantaquattro vittime italiane e quattordici somale: è questo il bilancio della strage che avvenne a Mogadiscio, la capitale della Somalia, 70 anni fa, l’11 gennaio 1948. Un massacro ricordato solo dagli storici professionisti, ma praticamente (e volutamente) dimenticato dalla divulgazione. Un massacro che sono quindi quasi riusciti a farci dimenticare. Un massacro che non dobbiamo dimenticare, se non altro in rispetto alle vittime.

 

Per capire quello che è successo e perchè è  successo, bisogna tornare ai tempi turbolenti della decolonizzazione, subito dopo la Seconda guerra mondiale.

Occupazione – La Somalia era stata occupata dalla truppe britanniche fin dal 1941, dopo la sconfitta italiana in Africa Orientale. Era anche incastonata tra altre colonie di Sua Maestà, Kenya e Somaliland. Ma, soprattutto a Mogadiscio, la presenza italiana era rimasta molto consistente, tanto che i rapporti tra la comunità italiana e la popolazione locale erano rimasti buoni. Alle Nazioni Unite si stava discutendo se affidare all’Italia, pur uscita sconfitta, l’amministrazione fiduciaria della sua ex colonia (come poi di fatto avvenne con la risoluzione 289 approvata il 21 novembre del 1949). Un provvedimento dettato dalla necessità di accompagnare i somali verso l’indipendenza, che si presentava problematica in un Paese afflitto, secondo diverse testimonianze, da «incuria, vandalismo, miseria e insicurezza». Ma l’idea di un ritorno al potere degli italiani non era ben visto dall’amministrazione militare britannica, che soffiava sul fuoco degli indipendentisti radicali, rappresentati dalla Syl, la Lega dei giovani somali fondata nel 1943, nazionalista, nata con il patrocinio della Gran Bretagna.

Arriva l’Onu – In quel gennaio 1948 era presente in Somalia la delegazione Onu che avrebbe dovuto esaminare, appunto, l’ipotesi dell’amministrazione fiduciaria italiana. Gli inviati delle Nazioni Unite erano stati accolti, al loro arrivo, da manifestazioni di italiani e di somali favorevoli al nostro Paese. Per quella domenica 11 gennaio erano state programmate altre due riunioni di piazza: una organizzata dalla Syl, nazionalista e anti-italiana, e l’altra dagli italiani della capitale. Ma quest’ultima venne vietata all’ultimo momento dalla polizia inglese. Fu dal corteo della Syl che partirono a in tarda mattinata, senza alcun preavviso, gruppi di militanti armati di fucili, coltelli, archi e frecce che si dedicarono alla caccia agli italiani, che non poterono difendersi perchè fin dal 1941 l’amministrazione militare britannica ne aveva imposto il disarmo. 

La polizia e l’esercito inglesi non intervennero.

Testimonianza – «Molti italiani – si legge nella testimonianza di una donna che all’epoca dei fatti aveva nove anni riportata in un articolo di Alberto Alpozzi su Italia Coloniale – fra cui anche donne e bambini, furono massacrati barbaramente, a fucilate o a coltellate. Alcuni furono uccisi per strada, mentre tornavano dalla messa, altri nelle proprie abitazioni. Alcune donne furono stuprate, davanti a figli e mariti prima di essere uccise. Fu in seguito confermato che gli Italiani uccisi erano 53, molti erano feriti e molti altri erano riusciti a trovare rifugio nella Cattedrale (dove trovarono la salvezza tra le 700 e le 800 persone) e nel compound “De Vincenzi”». 

La calma tornò in città verso le 23. Alla fine i morti furono 54 italiani e 14 somali, mentre i feriti furono rispettivamente risultarono 55 tra gli italiani e 43 tra i somalimolte vittime indigene erano state colpite mentre cercavano di difendere i loro ex colonizzatori.

Il rapporto segreto – In seguito la gendarmeria somalo-britannica, guidata dall’inglese Thorne, sostenne che i massacri erano stati una reazione della Syl ad alcuni attacchi italiani. La comunità italiana avanzò invece l’ipotesi, suffragata da testimonianze, che gli autori della strage fossero originari del Kenya e del Somaliland, fatti venire appositamente dagli inglesi per fomentare i disordini e la violenza.

Subito dopo i fatti il governo britannico aprì un’inchiesta condotta da un ufficiale inglese di nome Flaxman e dal console italiano a Nairobi, Della Chiesa, i cui risultati, contenuti in un carteggio chiamato Flaxman Report (da cui risultava chiara la responsabilità inglese sull’eccidio), vennero secretati. Il segreto di Stato fu tolto nel 1990 ma sembra impossibile trovarne una versione integrale. Le vittime della strage furono composte nel cimitero di Mogadiscio e poi rimpatriate nel 1968 insieme ad altri italiani morti in Africa Orientale.

Oblio – Come abbiamo detto, la strage venne rapidamente dimenticata. Le proteste del governo italiano ci furono e furono veementi, con echi in sede di Assemblea costituente nella riunione del 14 gennaio. Ed anche la stampa dell’epoca diede rilievo all’accaduto.

Tuttavia, ancora oggi, si ha la sensazione che l’episodio sia stato archiviato con una certa rapidità per non turbare i rapporti con la Gran Bretagna nel momento in cui l’Italia cercava una sua collocazione a fianco degli ex nemici della Seconda guerra mondiale, con un solido ancoraggio nel campo occidentale.

Nella versione di Wikipedia in lingua italiana viene riportata questa annotazione contenuta delle memorie del ministro degli Esteri italiano dell’epoca, Carlo Sforza: «L’incidente di Mogadiscio. Per quanto serio e crudele possa essere, esso resta per me solo un episodio a paragone della importanza delle relazioni italo-britanniche».

 

11 gennaio 1948 – La strage degli italiani in Somalia voluta, fatta scoppiare e assecondata dagli inglesi, che sono riusciti a farci dimenticare…!ultima modifica: 2020-01-10T20:03:32+01:00da eles-1966
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