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La COP25 è fallita – Da oggi il mondo è ufficialmente ostaggio dei grandi inquinatori…!
La conferenza sul clima di Madrid si chiude senza accordi: rinvii, pochissimi passi avanti e un’enorme distanza tra governi, società civile e scienza
I quasi 200 Paesi riuniti nella capitale spagnola non hanno raggiunto un compromesso sui temi più divisivi, a cominciare dal meccanismo di calcolo dei crediti nel mercato globale del carbonio.
Il rinvio riguarda l’articolo 6 degli Accordi di Parigi, quello che cerca di mettere ordine nel mercato del carbonio in modo da evitare il double counting (così com’è formulato ora si rischia che sia il paese venditore che quello acquirente conteggino la quantità di emissioni scambiata). “Non siamo riusciti a trovare un consenso” ha confessato la ministra cilena dell’Ambiente Cristina Schmidt che ha presieduto la Cop25. “Ma abbiamo fatto progressi e imparato molto gli uni dagli altri. Ci sarà utile per raggiungere un accordo sull’articolo 6 entro l’anno prossimo” …parole che sanno tanto di “circostanza”.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “deluso” dall’esito: “Un’occasione persa”, l’ha definita il capo delle Nazioni unite.
Pochissimi progressi anche sul loss and damage, quei meccanismi finanziari che dovrebbero aiutare i paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico, che rischiano di finire sommersi per l’innalzamento dei mari o devastati dalla siccità. Durissimo l’intervento del rappresentate di Tuvalu: “C’è una nazione che si è schierata contro queste misure pur avendo deciso di uscire dagli Accordi di Parigi”. Ed è chiarissimo il riferimento agli Stati Uniti di Donald Trump. “Negare che ci siano Paesi che stanno già soffrendo per l’emergenza climatica può essere considerato un crimine contro l’umanità”, ha continuato il diplomatico dell’isola del Pacifico.
L’ultima lite, andata in scena in mondovisione, si è avuta proprio per la mancata sottolineatura nel testo finale della “importanza della finanza climatica”, contro la quali si sono appunto schierati gli Usa, il Giappone, l’Arabia Saudita. “Quel passaggio era stato concordato ed ora è scomparso”, ha fatto notare il delegato egiziano a nome di tutti i paesi africani.
Anche in questo caso, tutto rinviato al 2020, ultimo anno utile per rendere operativi gli Accordi di Parigi e prendere impegni vincolanti sui tagli alle emissioni in modo che il riscaldamento della Terra non superi gli 1,5 gradi in più rispetto all’era pre-industriale. Ma se anche alla Cop26 di Glasgow del prossimo si arriverà in ordine sparso, senza una solida leadership politica capace di indicare la strada, allora davvero non ci sarà più tempo.
Un fallimento, quello di Madrid, ancora più clamoroso perché arriva al termine dell’anno in cui più forte si è alzata la voce di chi, a cominciare dai ragazzi di Fridays for Future, azioni immediate per non compromettere irrimediabilmente il futuro delle prossime generazioni.
“Sono stato presente ai negoziati sul clima sin dalla loro istituzione nel 1991, ma non ho mai visto come qui a Madrid un totale scollamento tra le richieste degli scienziati e delle persone di tutto il mondo e quello che i negoziatori stanno cercando di ottenere”, ha dichiarato Alden Meyer, attivista della Union of Concerned Scientists.
Giudizio durissimo anche da un’altra veterana del Cop, Jennifer Morgan, attuale direttrice esecutiva di Greenpeace International e anche lei alla sua 25esima Conferenza Onu sul clima: “Ancora una volta la politica si è lasciata condizionare dagli interessi legati ai combustibili fossili e ha sbattuto la porta in faccia ai valori della società civile e alle conoscenze degli scienziati”. Le ha fatto eco Jamie Henn, della ong 350.org: “Una manciata di Paesi rumorosi ha dirottato il processo prendendo in ostaggio il resto del pianeta”. “I Paesi più inquinanti – Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Brasile, Arabia Saudita e altri – i sono sottratti alla loro responsabilità di ridurre le emissioni di gas serra, bloccando progressi significativi a Madrid”, rincara la dose il Wwf.
Reazioni negative anche dagli attivisti italiani: “A Madrid non c’è stata alcuna risposta concreta dei governi alla grande mobilitazione dei cittadini per fronteggiare l’emergenza climatica. I prossimi anni saranno cruciali. L’Europa può e deve ridurre le sue emissioni di almeno il 65% entro il 2030”, commenta Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente.
E in queste ore ha fatto sentire la sua voce anche Greta Thunberg, sulla via di Stoccolma dopo il lungo viaggio in barca a vela, treno e auto elettrica che l’ha portata a toccare New York, Lisbona, Madrid e Torino: “Sembra che la Cop25 di Madrid stia fallendo. La scienza ha parlato chiaramente, ma è stata ignorata. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo mai, abbiamo appena iniziato”. Parlano alla Conferenza aveva chiesto azioni immediate e una iniezione di ottimismo. E’ stata delusa su entrambi i fronti.