.
seguiteci sulla pagina Facebook: Zapping
.
Gli operai che preparano le nostre insalate in busta: “turni massacranti da 15 ore e più, niente sindacati, pochi soldi e cacciati quando abbiamo chiesto i diritti” …Insomma le insalate in busta, oltre che vere porcherie, sono socialmente insostenibili – NON COMPRATELE!
Che le insalate in busta siano delle porcherie (oltre che ecologicamente insostenibili) ve lo abbiamo ripetuto più volte:
- Attenzione alle insalate in busta: sono piene, ma proprio piene di batteri resistenti agli antibiotici
- L’insalata pronta in busta? Un “pieno” di pesticidi!
- L’insalata pronta in busta? Un “pieno” di pesticidi e metalli pesanti. Ecco le MARCHE migliori e quelle peggiori…
- L’Università di Torino lancia l’allarme sulle insalate in busta: sono a rischio agenti patogeni (Escherichia coli, Enterobacter sakazakü, Pseudomonas e Staphylococcus) e si deteriorano molto prima della data di scadenza…!
- Il Prof. Franco Berrino: “Siamo tristi e impoveriti come insalata in busta. Torniamo a cucinare”
- Acqua a fiumi e vagonate di plastica. Il costo nascosto dell’insalata pronta
Ora esce fuori che:
Gli operai Ambruosi e Viscardi: “Turni da 15 ore, cacciati quando abbiamo chiesto diritti”
Da settimane 124 operai indiani della Ambruosi e Viscardi, azienda leader nella preparazione di insalate in busta distribuite nei supermercati di tutta Italia, denunciano di essere stati costretti per anni a lavorare con turni massacranti, anche di 15/16 ore al giorno, per poi essere estromessi quando hanno protestato. La società, dal canto suo, sostiene di aver sempre agito nella piena legalità: “Non volevano essere stabilizzati per poter andare in India liberamente”.
Quindici, sedici ore di lavoro al giorno in fabbrica. Dalla mattina alla sera a lavare, preparare e imbustare insalate che finiscono negli scaffali dei supermercati di tutta Italia già pronte per essere condite e consumate.
I protagonisti di questa storia sono gli operai della Ambruosi&Viscardi, azienda leader nella coltivazione e nel confezionamento delle insalate con sede a Sant’Elpidio a Mare, in provincia di Fermo. I prodotti del marchio si possono trovare sugli scaffali di molti dei principali punti vendita della grande distribuzione, ma i lavoratori raccontano come il successo dell’azienda sul mercato sia stato conseguito anche al prezzo di enormi sacrifici da parte loro, molti dei quali hanno varcato la prima volta i cancelli della fabbrica più di 10 anni fa e oggi ne sono stati estromessi perchè chiedevano i loro diritti.
Gli operai – quasi tutti indiani e pachistani – raccontano di una vita passata alla “catena di montaggio”, con turni massacranti e poco tempo persino per andare in bagno: la lettura delle tabelle su cui segnavano le ore lavorate quotidianamente tra il 2017 e il 2018 lascia sbalorditi: 320, 328 ore al mese, che al fronte delle normali 160 sono oltre il doppio. Significa turni sfiancanti, significa entrare in fabbrica la mattina all’alba e uscirne ben dopo le canoniche 6 ore e mezza di lavoro al giorno previste in agricoltura.
Spesso – sostengono gli operai – è capitato che i turni durassero anche 15/16 ore.
Il racconto di un operaio: “Turni massacranti, ma per anni mai visto un sindacato”
E’ uno di loro a raccontare a Fanpage.it i ritmi di lavoro sostenuti per decenni: “Lavoravamo tutti i giorni dalla mattina alla sera, spesso anche la domenica. Eravamo tutti stranieri, soprattutto all’inizio nessuno sapeva parlare l’italiano e ci sembrava normale lavorare così tanto. I sindacati in fabbrica non si sono mai visti, per anni e anni non abbiamo mai fatto un ‘assemblea. Solo lavoro, lavoro, lavoro. Qualcuno si faceva male e al pronto soccorso raccontava di essersi infortunato a casa, per il timore di essere licenziato. Non avevamo ferie né diritto alla malattia, ma non avevamo neppure il coraggio per protestare perché temevamo di restare in mezzo a una strada”.
Poi, nel 2018, gli operai dell’Ambruosi&Viscardi entrano in contatto con alcuni lavoratori di altre aziende del Nord Italia iscritti al SI Cobas e prendono parte al primo sciopero, quello del 25 ottobre. Dopo quella mobilitazione l’azienda stabilizza alcuni lavoratori, ma lascia a piedi molti dei 124 che erano stati impiegati nello stabilimento per anni – talvolta decenni – sempre con contratti a tempo determinato: gli stessi operai che, con una lunga mobilitazione, avevano chiesto condizioni di lavoro dignitose.
Al loro posto Ambruosi&Viscardi assume altri operai: nessuno di loro ha la tessera SI Cobas in tasca (tranne uno, un camionista) ma sono tutti iscritti a CGIL, Cisl e Uil, sindacati che avrebbero poi firmato una serie di accordi con la società per l’assunzione di 30 lavoratori a tempo indeterminato.
…Insomma, che le insalate in busta sono una vera e propria porcheria, già lo sapevamo. Ora scopriamo che sono anche socialmente insostenibili. Una sola cosa si può fare NON COMPRIAMOLE!