Vigili del Fuoco, la “paghetta” dello Stato per chi lo serve con la vita – Oltre le lacrime dei coccodrilli, stipendi da fame, assicurazioni ridicole e neppure una tutela per vedove e orfani

 

Vigili del Fuoco

 

 

 

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Vigili del Fuoco, la “paghetta” dello Stato per chi lo serve con la vita – Oltre le lacrime dei coccodrilli, stipendi da fame, assicurazioni ridicole e neppure una tutela per vedove e orfani

Partiamo dai numeri, che sono gelidi ma parlano con sorprendente efficacia. Dal sito del Governo. Sezione: Misure dello stipendio tabellare, delle indennità di rischio e mensile e dell’assegno di specificità del personale del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco.
Andiamo a leggere. Andiamo a vedere quanto costa allo Stato il massimo grado di un pompiere.
Un capo reparto con anzianità pari o maggiore di 28 anni ha un bonus di euro 147, 32 al mese, guadagna all’anno 21.674,50 e ha un’indennità di rischio di 7.568 euro spalmati su 12 mesi. Circa 31mila euro lordi l’anno, diciamo che se va bene sono 1.600 euro al mese. Ma si tratta di un’anzianità importante.
A differenza dei più giovani, quelli da 1200/1300 euro al mese che scendono in campo. Scendono in campo per alluvioni, terremoti, incendi, frane, disastri, fiumi che esondano, case che crollano, impianti del gas che esplodono. Ci mettono sé stessi, i fianchi, i polmoni , le gambe, le braccia e la testa coperta da un caschetto, per arginare le tragedie.
Soldi decurtati

Sul Fatto Quotidiano Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato autonomo Conapo dice: “Rispetto alla Polizia, in proporzione, i vigili del fuoco, tra stipendi e indennità, ricevono ogni anno 216 milioni di euro in meno”. Il che significa guadagnare mediamente il 20% in meno degli altri addetti alla sicurezza, circa 400 euro di differenza al mese. E la politica? “A ogni tragedia, una promessa. Dopo Genova, ci dissero che avrebbero stanziato fondi per colmare il divario. Quattro mesi fa il governo gialloverde ci promise 200 milioni di euro e l’assicurazione tramite l’Inail”, ricorda Saporito. “Ma dall’ultimo incontro con il presidente Conte, abbiamo saputo che in manovra saranno inseriti solo 20 milioni”.
Andrebbero protetti da vivi, non pianti da morti.
E’ un corpo compatto. Solidale. Civile.

 

Le lacrime ad Alessandria

Anche venerdì scorso nella cattedrale di Alessandria hanno pianto i loro compagni – Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo uccisi sul lavoro durante un intervento tragico a Quargnento – con una sobrietà mesta, trattenuta, dolorosa. Non danno spettacolo  i pompieri. Piangono sotto i caschi, alzano feretri coperti dal tricolore, si autotassano per aiutare chi rimane: vedove, orfani, vecchi genitori privati dall’amore dei figli.
Sono il pane buono di un’Italia livorosa questi servitori dello Stato che fanno, mentre gli altri parlano, mentre indossano – se conviene – divise che non hanno mai indossato, con uno scarto di 200mila, 300mila euro tra la sceneggiata e la realtà.

 

Era novembre anche nel 2001, a Roma

Era sempre novembre, il 27 novembre del 2001, quando i vigili del fuoco Fabio Di Lorenzo, Sirio Corona, Danilo Di Veglio e Alessandro Manuelli morirono a Roma. Nel tentativo di salvare altre vite in via Ventotene, Val Melaina, una fuga di gas, il crollo. Otto morti in totale, anzi nove. Ci fu un altro pompiere, ucciso da un infarto quel giorno mentre faceva il picchetto d’onore. Si chiamava Giacomo Arduini, aveva 43 anni.
Per i vigili del fuoco di Val Melaina a Roma – io c’ero, io ricordo – partimmo dal Comando Provinciale di via Genova. C’era rabbia, quel giorno, anche quel giorno. C’erano i fischi lugubri, definitivi, quei tre fischi delle autobotti, quell’ululato di dolore, quel suono di nave in tempesta. Tre volte. Ma soprattutto c’erano le preghiere per Santa Barbara, la loro protettrice. “Nel terrore dei crolli, nel furore delle acque, nell’inferno dei roghi, la nostra vita è fuoco, la nostra fede è Dio”.
Le bare attraversarono via Nazionale. Non c’era un negozio, un bar, un ristorante aperti. Tutto chiusi per lutto. E in strada persone silenziose, sgomente, con fiori stropicciati in mano. Fino in piazza Esedra, fino alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri alle Terme di Diocleziano, stipata oltre l’inverosimile.
Le abbiamo viste troppe volte queste scene, questi rituali di dolore, per tollerarli ancora, per sopportarne il carico emotivo, lo strazio. Lo strappo.
E’ venuto il momento di pretendere, assieme a parole d’amore e di solidarietà, paghe congrue per i Vigili del Fuoco, assicurazioni serie per sostenere i familiari in caso di morte dei loro cari. Non solo corone d’alloro e strette di mano, non solo una tromba che suona “il Silenzio”. Non solo il silenzio.
Per tutti i martiri di Santa Barbara, nostri salvatori.

 

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/11/08/vigili-del-fuoco-la-paghetta-dello-stato-per-chi-lo-serve-con-la-vita-2048771.html

Vigili del Fuoco, la “paghetta” dello Stato per chi lo serve con la vita – Oltre le lacrime dei coccodrilli, stipendi da fame, assicurazioni ridicole e neppure una tutela per vedove e orfaniultima modifica: 2019-11-09T18:38:45+01:00da eles-1966
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