Quando Gratteri lanciava l’accusa: “Ormai non sono più i mafiosi che cercano i politici. Ora sono i politici che cercano i mafiosi”

 

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Quando Gratteri lanciava l’accusa: “Ormai non sono più i mafiosi che cercano i politici. Ora sono i politici che cercano i mafiosi”

Fiumi d’oro, quelli dei profitti della ’ndrangheta che arrivano a inquinare l’acqua degli affari puliti. Fiumi d’oro è anche il titolo del nuovo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso che Mondadori ha appena mandato in libreria. Un grande racconto dell’organizzazione mafiosa più internazionale, più potente e più ricca oggi al mondo, scritto dopo aver consultato oltre 25 mila documenti. “Il punto di svolta”, dice Gratteri, procuratore della Repubblica a Catanzaro, “è a metà degli anni Settanta, quando è iniziato un clamoroso processo d’arricchimento grazie ai 50, 60 sequestri di persona all’anno, in gran parte realizzati dalla ’ndrangheta. Rendevano in media oltre un miliardo di lire l’uno”.

Poi la stagione dei sequestri è terminata.

Sì, ma con i soldi dei sequestri gli ’ndranghetisti sono entrati nel business dell’edilizia e degli appalti pubblici. Infine è arrivato il narcotraffico che è diventato il grande business della ’ndrangheta, la quale ha mandato i suoi uomini in Sudamerica a comprare cocaina al prezzo più basso. Da almeno 20 anni, la ’ndrangheta vende cocaina all’ingrosso a Cosa nostra e alla Camorra, oltre a distribuirla in proprio in centro e nord Italia, in Lazio, in Lombardia, in Piemonte…

Con la coca si fanno molti soldi.

Moltissimi. I broker della ’ndrangheta la comprano a 1.000 euro al chilo. Ogni chilo, tagliato, diventa 4 chili di droga da strada, venduta a 50 euro al grammo. È davvero un fiume d’oro: dalla cocaina, la ’ndrangheta riesce a guadagnare 53 milioni di euro l’anno.

Questo fiume di soldi entra nel mercato legale.

Sì, quasi tutto. Viene usato per comprare soprattutto alberghi, ristoranti, pizzerie, aziende agricole. Così i soldi della droga sono riciclati e ripuliti, ma servono anche, per esempio, a frodare l’Unione europea, ottenendo, con rischio minimo, milioni di contributi comunitari per le aziende agricole.

Nel libro voi delineate una ’ndrangheta segreta, quella degli “invisibili”.

Raccontiamo grande rivoluzione della ’ndrangheta del 1980: i giovani contestano i vecchi patriarchi che vivevano di vecchie attività, estorsioni, guardianie. Dobbiamo mettere le mani sui grandi appalti pubblici, dicono. È così che viene creata la “Santa”, che ha come personaggi di riferimento uomini del Risorgimento, Mazzini, Garibaldi, Cavour. Tutti massoni. Con la “Santa”, si è data la possibilità ai 33 “locali” più importanti della Calabria di avere un uomo con la doppia affiliazione, ’ndranghetista e massonica. Così da poter avere contatti anche con medici, ingegneri, avvocati, professionisti, dirigenti della pubblica amministrazione, uomini delle istituzioni, per discutere da pari di opere pubbliche e appalti. Magistrati e giornalisti continuarono a credere la ’ndrangheta una mafia rozza e stracciona. Invece era entrata in contatto diretto con la classe dirigente ed era diventata un’organizzazione centralizzata e unitaria.

Come investe la ’ndrangheta?

In Calabria restano solo le briciole: lì non è conveniente investire e renderebbe visibile una ricchezza sospetta. Compra da Roma in su. Ed è presente in tanti Paesi d’Europa, dalla Germania alla Svizzera, e all’estero, in Canada, in Australia.

La ’ndrangheta non fa anche operazioni finanziarie?

Il riciclaggio sofisticato non viene fatto direttamente dagli ’ndranghetisti, ma dai loro consulenti, broker, professionisti che realizzano operazioni finanziarie a Londra, a Panama, o in piccole banche, dove è più facile sfuggire ai controlli e alle segnalazioni di operazioni sospette.

Ma la ’ndrangheta diventa forte grazie al rapporto con la politica.

Oggi ormai sono i politici che cercano gli ’ndranghetisti e non viceversa. Per ottenere voti in cambio di appalti. Ci sono candidati alle elezioni comunali, regionali ma anche al Parlamento, che vanno a casa del boss o si fanno vedere con lui in campagna elettorale per incrementare il loro pacchetto di voti.

La Commissione parlamentare antimafia potrà avere un ruolo, alle prossime elezioni, per impedire candidature di politici legati alla ’ndrangheta?

La Commissione antimafia non riesce purtroppo a essere efficace. Non basta considerare i procedimenti penali pendenti. Ci sono sempre più candidati prestanome della ’ndrangheta, sempre più lontani parenti dello ’ndranghetista. Incensurati. Anche fatte le verifiche formali, sfuggiranno i candidati “puliti” che sono stati scelti come rappresentanti della ’ndrangheta, di Cosa nostra, della Camorra nelle varie liste. Ci sono anche candidati che gli ultimi giorni prima delle elezioni, presi dalla paura di non farcela, fanno patti col diavolo.

 

 

Quando Gratteri lanciava l’accusa: “Ormai non sono più i mafiosi che cercano i politici. Ora sono i politici che cercano i mafiosi”ultima modifica: 2019-06-07T23:01:53+02:00da eles-1966
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