Incredibile – Un malato di tumore su 4 non muore per la malattia, ma perché nutrito male…!

 

tumore

 

 

.

seguiteci sulla pagina Facebook: Zapping

.

 

 

Incredibile – Un malato di tumore su 4 non muore per la malattia, ma perché nutrito male…!

 

Leggi anche:

Alimentazione e tumori: la ricetta del Prof. Berrino per la prevenzione – 1 tumore su 3 potrebbe essere sconfitto modificando l’alimentazione.

LE AGGHIACCIANTI DICHIARAZIONI DEL PROF. BERRINO – “Quello che diamo da mangiare ai nostri malati è il peggio del peggio, ma noi vogliamo bene ai nostri malati, VOGLIAMO CHE TORNINO. Se noi ci ammaliamo aumenta il PIL, c’è crescita. La Sanità è la più grande industria economica. Non c’è interesse economico per la prevenzione” !!

 

 

Un malato di tumore su 4 muore perché malnutrito (non per il cancro)

 

Prima ancora di cominciare le cure oltre 6 malati di cancro su 10 hanno perso peso e la metà è a rischio malnutrizione o è già denutrito: questo comporta più probabilità di complicanze chirurgiche, una minore efficacia delle terapie, una loro maggiore tossicità e peggiora la qualità di vita dei pazienti. Un insieme di problemi che molto spesso si traduce in una ridotta sopravvivenza. Tanto che, stando ai dati presentati durante l’ultimo Congresso della Società europea di oncologia (ESMO) a Monaco di Baviera, un malato di tumore su quattro muore per la malnutrizione e non a causa dell’avanzare della malattia. Ecco ciò che pazienti e familiare devono sapere.

 

Cosa è bene fare fin dalla diagnosi?

«La malnutrizione del malato oncologico è ancora un problema sottovalutato, non riconosciuto e raramente trattato in maniera adeguata – dice Paolo Pedrazzoli, direttore dell’Unità di Dietetica e Nutrizione Clinica al San Matteo di Pavia, in occasione di un convegno sul tema a Palazzo Pirelli a Milano -. Ma le diverse società scientifiche si stanno impegnando per proporre alle Istituzioni un modello di risposta organizzativa a questo importante bisogno. Sin dalla diagnosi è opportuno prestare attenzione all’andamento del peso e dell’alimentazione (tipologia e introito calorico totale) e segnalare immediatamente all’oncologo l’eventuale insorgenza di difficoltà ad alimentarsi o la perdita di diversi chili» sottolinea Pedrazzoli, che è anche referente dell’area oncologica Società Italiana Nutrizione Artificiale e Metabolismo (SINPE), che insieme ad Aiom, Fondazione Aiom e alla Federazione delle Associazioni italiane di Volontariato in Oncologia (Favo) e impegnata nel tavolo di lavoro che cerca di dare una risposta ai bisogni dei malati.

 

Perché è importante pesarsi quando si scopre di avere un tumore?

«È bene avere una misurazione iniziale del peso, da confrontare poi con il peso ideale e da monitorare nel tempo per potersi rendere conto di come evolve la situazione del paziente – risponde Giuseppe Aprile, consigliere Nazionale dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) e direttore del Polo Oncologico di Vicenza -. Il calo di peso, se non prontamente affrontato, può peggiorare le condizioni generali di salute e della qualità di vita fino alla sospensione non voluta delle terapie oncologiche per insorgenza delle complicanze ad esse associate». Dimagrire eccessivamente, insomma, comporta una perdita di forze generale che finisce spesso per obbligare il paziente, troppo indebolito, a interrompere le cure anticancro.

 

Cosa si deve fare prima di iniziare le cure?

Bisogna disporre di informazioni chiare e corrette riguardo alle difficoltà relative all’alimentazione che potrebbero insorgere e alle prime misure generali da adottare. I pazienti devono essere informati e avere il riferimento dei professionisti cui rivolgersi, previo accordo con l’oncologo di riferimento, per la presa in carico della gestione nutrizionale. Quest’ultima può implicare inizialmente il counseling nutrizionale da parte di dietiste specializzate con l’eventuale utilizzo di supplementi proteico-calorici orali, ma può anche prevedere il ricorso alla nutrizione artificiale, per via endovenosa o tramite sonde che veicolano i nutrienti direttamente nello stomaco o nell’intestino, qualora il counseling non sia sufficiente o l’intestino non funzioni in modo adeguato.

 

Perché il tumore porta a perdere peso?

«Le cause del calo di peso sono molteplici e riconducibili sia a fattori locali, ovvero collegati alla posizione della neoplasia, sia sistemici, ossia collegati alle sostanze prodotte dalle cellule tumorali che influenzano il metabolismo e quindi anche l’appetito) – spiega Pedrazzoli, a margine del convegno “I Network della Nutrizione Clinica 2018” -. Le stesse terapie (radioterapia, chemioterapia e chirurgia) possono essere talvolta responsabili di un deterioramento dello stato di nutrizione attraverso un incremento dei fabbisogni energetici o di un’alterazione dell’apporto e dell’assorbimento dei nutrienti». Se correttamente segnalati, però, effetti collaterali delle cure e sintomi (quali nausea, vomito, diarrea, perdita dell’appetito o infiammazioni della bocca, ad esempio) possono spesso essere combattuti o persino prevenuti.

Perché invece certi malati ingrassano? È vero che alcuni tumori hanno come conseguenza il sovrappeso?

Alcuni malati possono aumentare di peso, in particolare quelli affetti da tumori della mammella e della prostata, perché i trattamenti ormonali indicati per contrastare questi tipi di cancro comportano delle modifiche del metabolismo che possono indurre l’aumento del peso, in particolare della massa grassa.

 

È vero che nei giorni successivi a un intervento oncologico si devono mangiare cibi liquidi o semiliquidi?

«Non necessariamente – risponde Aprile -: dipende dalla sede dell’intervento e dalla tolleranza alla ripresa dell’alimentazione. In generale, anche per gli interventi di chirurgia addominale, è raccomandata la ripresa precoce dell’alimentazione con cibi altamente digeribili, ma anche adeguati dal punto di vista del valore nutritivo, in particolare negli apporti proteici. Nelle ore immediatamente dopo aver fatto chemioterapia è preferibile un pasto leggero e asciutto, per evitare la nausea. Se i pazienti non riescono a riprendere un’alimentazione congrua, può essere indicato ricorrere alla nutrizione artificiale per evitare l’insorgere di una condizione di malnutrizione».

 

Chi ha superato un tumore può mangiare quello che vuole?

In Italia oltre la metà dei pazienti oncologici supera la fatidica soglia dei 5 anni dalla diagnosi e si avvicina al traguardo della guarigione. Chi è guarito da un tumore dovrebbe mangiare in modo regolare, bilanciato e vario, in modo da garantire al proprio organismo l’apporto di tutti i nutrienti secondo il fabbisogno. È importante mantenere o recuperare un peso compatibile con il mantenimento a lungo termine della salute, evitando quindi sovrappeso e obesità (così come l’eccessiva magrezza). E praticando una regolare attività fisica, che è una preziosa «medicina» per il benessere psico-fisico e aiuta a prevenire molte malattie, comprese le possibili recidive di un tumore.

 

Il counseling da parte di un nutrizionista clinico è un diritto?

«L’attenzione al problema nutrizionale è un diritto del malato, non solo oncologico – dice Pedrazzoli -. Alla fine del 2017 sono state approvate alla Conferenza Stato-Regioni le “Linee di indirizzo dei percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici”, con 3 obiettivi chiave: assicurare al paziente la precoce valutazione dello stato nutrizionale; definire specifici percorsi nutrizionali da inserire nell’iter terapeutico; prevedere la formazione degli operatori sanitari. Il paziente deve anche essere facilitato nel percorso dall’oncologo e dal personale infermieristico: non solo deve essere valutato il suo stato nutrizionale appena si notano le prime difficoltà e calo di peso, ma addirittura prima che questo problema abbia inizio».

 

Il malato oncologico deve ridurre l’apporto di carne e zuccheri?

«Assolutamente no – risponde Aprile – il malato oncologico deve mantenere apporti di calorie e proteine in grado di prevenire la perdita di peso e di massa muscolare e non c’è alcuna evidenza scientifica che la carne e lo zucchero abbiano conseguenze negative sui pazienti sottoposti ai trattamenti oncologici, ovviamente se assunti in modo razionale e nel contesto di un’alimentazione varia e bilanciata». Stando alle statistiche ben sei persone su dieci a cui viene diagnosticato un tumore danno un giro di vite alla propria alimentazione: i primi a essere eliminati sono alcolici, carne rossa e salumi, bibite zuccherine e dolci, zucchero in generale, latte e latticini. Seguendo poi le teorie legate alla dieta mima-digiuno, che in combinazione con la chemioterapia aiuterebbe il sistema immunitario a riconoscere e uccidere le cellule maligne, c’è chi si spinge all’estremo e tenta di affamare il cancro, mettendo però così a rischio la propria vita.

 

Cosa fare se il malato non ha mai appetito?

«Spesso i pazienti oncologici riferiscono una diminuzione dell’appetito – conclude Pedrazzoli -. In questi casi, è necessario prima di tutto valutare l’efficacia di un intervento di counseling nutrizionale da parte di personale dietistico esperto che saprà dare utili consigli sulla scelta dei cibi da preferire. In alcuni casi è indicato ricorrere a farmaci stimolanti l’appetito quali megestrolo acetato o cortisone, previa consulenza con l’oncologo medico. In altri casi, qualora la situazione non si risolva e persistano calo del peso e alimentazione insufficiente, sarà indicato ricorrere alla nutrizione artificiale, che può anche essere effettuata al domicilio dei pazienti, sempre previa corretta prescrizione e con un adeguato monitoraggio della situazione».

 

fonte: https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/cards/malato-tumore-quattro-muore-perche-malnutrito-non-il-cancro/cosa-bene-fare-fin-diagnosi_principale.shtml

Incredibile – Un malato di tumore su 4 non muore per la malattia, ma perché nutrito male…!ultima modifica: 2018-11-15T19:56:51+01:00da eles-1966
Reposta per primo quest’articolo