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5 settembre 1981: il delitto d’onore e il matrimonio riparatore vengono aboliti
Il 5 settembre 1981 rappresenta una data veramente importante per l’Italia in quanto sono state ottenute due grandi conquiste che hanno accresciuto il grado di civiltà italiana. Esattamente 36 anni fa, con la legge 442 del 5 settembre 1981, il “delitto d’onore” ed il “matrimonio riparatore” vengono aboliti. Ma cosa si intendeva nello specifico con queste due formule?
L’art. 587 del Codice Penale Rocco, in vigore dal ventennio fascista, recitava:
“Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona, che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.”
In poche parole, con la scusante dell’essersi sentito offeso nel proprio onore e in quello della propria famiglia, l’uomo che uccideva una donna del proprio nucleo familiare (e/o il suo amante) poteva godere di uno sconto di pena in quanto l’omicidio veniva in parte giustificato dal fatto che l’uomo fosse stato disonorato. Il delitto d’onore era, in parte, ammesso dalla legge.
Il matrimonio riparatore era, invece, una soluzione adottata per salvaguardare l’onore delle persone coinvolte e delle loro famiglie. Con la sua istituzione, se un uomo commetteva uno stupro nei confronti di una ragazza celibe ed illibata, poteva evitare la pena detentiva e lavare l’onta che aveva causato alla famiglia della giovane, offrendosi di sposarla e di affrontare tutte le spese matrimoniali. La vittima non aveva molta libertà di scelta infatti veniva spinta dalla propria famiglia e dalla società ad accettare in quanto non più illibata e di conseguenza non più ritenuta “da sposare”.
Era l’onore, dunque, l’elemento principale da difendere in entrambi i casi, ma non quello della ragazza in questione, spesso unica vera vittima, bensì quello della famiglia. In queste situazioni dunque le soluzioni erano due: lavare l’onta con il sangue oppure fare sposare la “svergognata”.