Miti alimentari: quando la pubblicità vende (solo) sogni

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Miti alimentari: quando la pubblicità vende (solo) sogni

Tra convinzioni basate sul sentito dire o dettate (anche) dalla pubblicità è facile prendere strade sbagliate sul nostro regime alimentare. Ragione che ci spinge a proseguire nel nostro viaggio tra i miti alimentari. Partendo proprio da alcuni messaggi (non troppo subliminali) della pubblicità.

Mi piacciono le patatine fritte ma mangio spesso quelle reclamizzate come “non fritte” perché fanno molto meno male

FALSO Le patate,  fra i pochissimi alimenti da consumare solo cotti, oggi sono molto diffuse surgelate specialmente sotto forma di patate pre-fritte o  non fritte, ma spesso non sono prodotti salutari e, seppure rassicurante, la scritta “non fritti” o “non pre-fritti” sulla loro confezione non racconta la complessità dei processi di lavorazione che richiedono l’arricchimento con oli e grassi a volte non eccellenti.
Le calorie che introduciamo con queste patatine pre-fritte sono sempre tante, molto vuote e sempre poco salutistiche. La cottura rapida richiesta  a casa, è dovuta spesso ad una pre-frittura che comporta un minimo assorbimento dei grassi usati industrialmente.
Uno dei metodi di preparazione suggerito per la loro cottura casalinga è spesso proprio la frittura, un vero e proprio ossimoro culinario di difficile comprensione dove la responsabilità della frittura sembra demandata al consumatore.

Non riesco a consumare molta frutta e per comodità bevo dei succhi freschi industriali

FALSO Usarli in questo modo è un grave errore, perché di frutta spesso ne è presente una quantità molto inferiore a quanto ci si aspetti mentre in compenso ci sono tanti inutili zuccheri.
Gli zuccheri semplici ci illudono di essere sazi e anche soddisfatti e felici, ma il consumo in grandi quantità predispone a squilibri metabolici molto gravi. Se poi aggiungiamo la necessità di addizionare a questi succhi coloranti e conservanti, ecco che una spremuta casalinga o un frutto fresco si trasforma in una scelta non sostituibile.

Il surimi? Lo evito perché  poco naturale e molto artificioso

VERO Il surimi, parola di origine giapponese che si traduce in “tritato”, è in effetti una finta polpa spesso al sapore di granchio.  È un composto alimentare che si produce rimettendo insieme delle parti tritate e spesso considerate scarti di altri pesci come il merluzzo, con l’aggiunta di zuccheri, addensanti, coloranti e conservanti per creare dei cilindri bicolori (interno bianco e esterno arancione). Per il sapore di granchio, anche delle “finte” chele di granchio o altri prodotti dalla forma simile ai crostacei come i gamberoni, alla fine vi è l’aggiunta di sapore artificiale di pesce.
La loro forte diffusione commerciale ha richiesto lavorazioni sempre più tecnologiche e tra gli ingredienti si trovano sorbitolo, zuccheri, polifosfati, glutammato monosodico, olio di colza e l’immancabile aroma artificiale di granchio.
Il surimi è nutrizionalmente un prodotto iperproteico e povero di grassi, ma con tanto sale aggiunto che lo rende poco adatto agli ipertesi e ai nefropatici. È molto ricco di polifosfati, così da essere un prodotto molto acquoso e quindi economicamente poco conveniente per chi lo consuma e l’aggiunta di glutammato serve a stimolare le nostre papille gustative per esaltare il basso livello sensoriale del surimi.

I grassi saturi sono pericolosi e a burro, strutto e grassi animali preferisco la margarina da grassi vegetali

FALSO La margarina rappresenta uno degli alimenti che meglio si è mascherato nel tempo come cibo salutare. Fu inventata nel 1869 per essere un sostituto leggero, meno capace di irrancidire e soprattutto più economico del burro, ma poi sono cresciuti i dubbi sulla sua produzione e sulla sua composizione che di fatto ne hanno molto ridimensionato le doti.
La famiglia delle margarine è molto ampia tanto che ce ne sono basate su grassi animali, su grassi vegetali saturi, su grassi insaturi idrogenati etc. In generale è un’emulsione che contiene gli acidi grassi naturalmente saturi di alcuni oli vegetali quali girasole, soia, palma, cocco, arachidi, ma ci sono sul mercato anche margarine senza olio di palma, oppure con l’aggiunta di acidi grassi omega 3. La scelta dei grassi permette di avere delle margarine più o meno rammollenti ad esempio più o meno adatte per produrre gelati.
Le alternative, chiaramente dipendono dalle ricette considerate, che si possono proporre per sostituire il burro e le margarine potrebbero essere la crema di mandorle, la crema di sesamo e naturalmente l’olio extravergine.

fonte: https://testmagazine.it/2017/02/09/miti-alimentari-quando-la-pubblicita-vende-solo-sogni/18625/

Miti alimentari: quando la pubblicità vende (solo) sogniultima modifica: 2017-11-09T22:57:19+01:00da eles-1966
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