Cannabis terapeutica? Non è una novità: dal 1850 al 1937 è stata la principale medicina per più di 100 malattie… Poi le multinazionali hanno stabilito che faceva male …ai loro affari!

 

Cannabis terapeutica

 

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Cannabis terapeutica? Non è una novità: dal 1850 al 1937 è stata la principale medicina per più di 100 malattie… Poi le multinazionali hanno stabilito che faceva male …ai loro affari!

Dal 1850 al 1937 la Cannabis è stata la principale medicina per più di 100 malattie !!

L’Italia in quegli anni era il secondo produttore mondiale, poi come al solito arrivarono gli americani, ci occuparono militarmente chiamandola liberazione, poi bruciarono i campi di cannabis e cominciarono a vendere vaccini e medicine.

La marijuana è davvero una medicina?” E’ una domanda che alcune persone ancora si chiedendo, quindi ecco un po ‘di storia di come la marijuana è stata utilizzata nel corso della storia.

Il più antico uso documentato di marijuana (cannabis) come medicina risale a circa 2900 aC in Cina.

1850-1937: molte preparazioni di marijuana brevettate sono state vendute nelle farmacie.

1851: La cannabis è stata inclusa nella farmacopea degli Stati Uniti, il libro usato per identificare e standardizzare farmaci in uso medico.
La marijuana è stata indicata come utile per il trattamento di numerose affezioni, tra cui: nevralgia, alcolismo, dipendenza da oppiacei, il tetano, tifo, colera, dissenteria, la lebbra, incontinenza, gotta, disturbi convulsivi, tonsillite, la pazzia, e eccessivo sanguinamento mestruale.
Le forniture (fiori indica) utilizzati nella fabbricazione del medicinale provenivano principalmente dall’India. Queste forniture sono state interrotte dalla Prima Guerra Mondiale

1913: il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha annunciato che era riuscito a coltivare cannabis nazionale di parità di qualità della canapa indiana. Nel 1918, circa 60.000 piante sono state prodotte ogni anno, provenienti da aziende farmaceutiche.

Dal 1920 al 1940: Reefer Madness è nato. Guidato da industriali, razzisti e media delle forze dell’ordine hype il pubblico risponde con isteria di massa sui pericoli della marijuana per la società.
Il divieto dell’alcool finì e la marijuana cominciò a prendere il suo posto.

1937: L’American Medical Association si oppose al passaggio della Marijuana (Timbro) Tax Act, che paga medici, farmacisti e produttori per le vendite. I francobolli richiesti erano costosi da acquistare e solo pochi furono emessi, scoraggiando le persone coinvolte nella vendita di cannabis. I prodotti della cannabis scomparvero dagli scaffali delle farmacie e nel 1943 la cannabis fu rimossa dalla Farmacopea.

1970: La marijuana diventa illegale e classificata al fianco dell’ eroina come droga (Tabella I), una classe di farmaci che si ritiene abbiano NO valore medicinale.

1976: I governi federali riconoscono che la marijuana ha un’uso medicinale. Il Programma Investigational New Drug (Compassionate Use) (IND) è stato creato per consentire a Robert Randall di usare la marijuana per curare il suo glaucoma. Altri pazienti si iscrivono e ricevono anche 300 laminati di sigarette di marijuana al mese per curare le loro condizioni.

1978: I singoli Stati cominciano a riconoscere la marijuana come medicina utile. Il Nuovo Messico diventa il primo stato di creare un programma di marijuana medica.

1980: Marinol, una versione sintetica del THC è una corsia preferenziale come un farmaco di prescrizione, soprattutto per l’AIDS e pazienti affetti da cancro.

1990s – Scienziati scoprono due tipi di recettori cannabinoidi nel cervello umano (CB1 e CB2), che attenuano gli effetti del THC.

1992: Il “sistema cannabinoide naturale Scienziati” scoprono endocannabinoidi nel corpo. La ECS controlla le funzioni del sistema nervoso centrale e periferico, assunzione di energia, lavorazione e stoccaggio, la risposta immunitaria, la riproduzione e il destino delle cellule del sistema produttivo.
Una nuova era per la ricerca medica ha inizio !

1999: Il programma IND viene chiuso a nuovi candidati (da parte del presidente Ronald Reagan) dopo troppi centinaia di pazienti applicata. Anche se ufficialmente terminata, i 13 restanti pazienti continuarono a ricevere la marijuana emessa dal governo

2000: I legislatori dell’Hawaii riconoscono che la marijuana è un medicina e creano la Medical Marijuana Program.
Condizioni qualificanti sono: cancro, glaucoma, HIV (+) Stato, malattia cronica o debilitante: forti dolori, nausea, convulsioni (epilessia), gravi e persistenti spasmi muscolari (da sclerosi multipla o il morbo di Crohn), una grave debolezza, malnutrizione o perdita di peso (sindrome da deperimento e cachessia).

2003: Il Dipartimento di Salute e Servizi Umani ricevette Cannabinoidi brevettati (brevetto (US 6.630.507 B1) per l’uso terapeutico di “cannabinoidi come antiossidanti e neuroprotectants, suggerendo che può essere utile nel trattamento di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.”

OGGI (2015): le pratiche molte mediche includono

MARIJUANA COME MEDICINA

In Israele, la terapia cannabis è integrata in contesti clinici, ospedalieri, e la casa di cura. In Canada, i medici possono approvare una specifica quantità di cannabis per i loro pazienti, che viene consegnata a casa loro. Sono dieci i farmaci a base di sostanze chimiche presenti nella pianta di cannabis.

Negli Stati Uniti: 23 Stati hanno programmi di marijuana medica. Il Dipartimento della Salute ha assunto l’amministrazione del programma di Medical Marijuana delle Hawaii, facendo subito miglioramenti.

Operatori sanitari stanno cercando di educare gli altri operatori sanitari e pazienti. Ciò include il lavoro della Compagnia di Cannabis medici, Nursing Association cannabis, e il Gruppo Pazienti Uniti.

Così, ora se qualcuno ancora vi chiede se la marijuana è davvero una medicina si prega di dire loro che questa domanda è stata risposta molto tempo fa ….!!!

fonte articolo: http://mcchi.org/is-it-really-medicine-a-not-so-brief-but-interesting-history-of-medical-marijuana/

 

DA ALTRAREALTA’

Usi terapeutici della Cannabis

Non dovevo occuparmene più mi ero promesso di regalare alla pianta più boicottata dell’umanità un meritato e doveroso riposo. Invece…parlando con diverse persone ho potuto constatare quanto sia ancora radicata la disinformazione sulla canapa. Una disinformazione medica che mi ha costretto a riprendere in mano la questione e trattare una volta per tutte l’aspetto forse più importante della pianta: quello terapeutico.
A tal proposito esiste una documentazione faraonica: libri, articoli, antichissimi erbari, ricerche e pubblicazioni scientifiche, esperienze di volontari, ecc.
Tutto testimonia a favore della cannabis nella cura di patologie che vanno dai dolori muscolo-scheletrici, al glaucoma, dall’anoressia e depressione a malattie tremende come epilessia e sclerosi multipla, per non parlare del validissimo aiuto nell’alleviamento degli effetti secondari dei trattamenti chemioterapici nel cancro, come nausea e vomito, e negli stati debilitanti in caso di deficit immunitario
I risultati sono così entusiasmanti che oggi sperimentazioni mediche controllate sono iniziate in Stati Uniti, Germania, Spagna, Inghilterra, Belgio, Israele, Olanda e Canada. In quest’ultimo paese addirittura, l’Associazione Medica che riunisce tutti i 52 mila medici canadesi vorrebbe rimuovere dal codice penale l’uso personale della cannabis e sostituirlo con una semplice ammenda[1].
Cosa dire poi del recentissimo studio sull’abuso della droga da parte di una Commissione governativa inglese la cui conclusione è a dir poco incredibile: “Lo spinello dà meno assuefazione delle sigarette e dell’alcol[2]”. Non solo, il gruppo di esperti incaricati dal Ministro dell’Interno britannico per valutare i pro e i contro di un alleggerimento della legge sulle sostanze illecite, sostiene che la cannabis potrebbe addirittura fare bene alla salute: “l’azione cardiovascolare – spiega il rapporto – è simile agli effetti dell’esercizio fisico”.
Ma cosa sta succedendo?
Una delle piante più antiche viene prima messa al bando rendendola illegale per decine di anni – paragonata ad una droga tossica e pericolosa per la salute – per poi saltare agli onori delle cronache vivendo oggi un periodo di quasi religiosa redenzione.
Una redenzione ostacolata da pochi e osannata da molti per via delle altre numerose applicazioni pratiche da guinness dei primati. Dalla canapa infatti oltre a medicinali che funzionano, e questo basterebbe, si possono ottenere: carta indistruttibile, materiale tipo plastica, coloranti, solventi, tessuti resistentissimi, cordame e molto altro ancora. Per questo, molto probabilmente, è stata oggetto della più grande opera di boicottaggio mai realizzata nella storia a noi conosciuta. Una fitocospirazione da fantascienza, che se non lo avete ancora letto vi consiglio di farlo al più presto (Cannabis connection)
Questo recente riconoscimento è la presa di coscienza di un errore passato di proibizionismo gratuito – anche se di gratuito non ha proprio nulla – o la riabilitazione obbligatoria per via di un numero sempre maggiore di utilizzatori e di prove della sua efficacia, almeno in termini medici? La cosa certa è che oggi chi giova di tutto questo, tranne pochissime persone autorizzate dai rispettivi governi a fumarsi la “piantina”, sono le corporazioni chimico-farmaceutiche che approfittando della situazione stanno commercializzando prodotti di sintesi, i cosiddetti analoghi, che emulano il principio attivo della cannabis: il THC. Una emulazione che vedremo in seguito presenta qualche piccolo inconveniente.
Prima però osserviamo a livello fisiologico come agiscono questi cannabinoidi “colpevoli” degli eccezionali risultati terapeutici.
Il THC, come abbiamo detto è il principio attivo della cannabis, cioè quello che agisce direttamente sull’organismo. Per essere più precisi interagisce con un sistema detto cannabinoide[3] normalmente presente nel corpo umano, e produce i suoi effetti agendo sui recettori del sistema. I recettori sono delle proteine molto speciali che si trovano sulle superfici di determinate cellule. La droga, in soldoni, forma una specie di ponte, un legame con queste proteine e per così dire attiva delle funzioni cellulari interne molto precise. Sono stati identificati due tipi di recettore: il CB1 e il CB2.
I CB1 sono presenti sui neurociti encefalici e spinali come in certi tessuti periferici; i CB2 si trovano principalmente sulle cellule del sistema immunitario ma non nel cervello[4].
Questo è molto interessante: abbiamo recettori della cannabis sul cervello e addirittura nel sistema immunitario[5].
Per dover di cronaca è doveroso anche sottolineare che non esiste solo il THC, questo indubbiamente è il più famoso e il più presente nella pianta, ma esistono oltre 60 cannabinoidi diversi l’uno dall’altro. Al momento attuale non si sa molto sulle proprietà di questi cannabinoidi se non che sembrano essere privi di effetti psicoattivi e/o psicotropi sul cervello. Quindi l’ipotesi che anch’essi influenzino positivamente gli effetti terapeutici della cannabis senza però interferire sul comportamento umano non è da scartare.
In definitiva questi cannabinoidi di origine naturale interagiscono con parecchie funzioni organiche e sono in grado tra le altre cose di bloccare la liberazione dell’acido glutammico, il principale neurotrasmettitore implicato nella patogenesi dell’ictus[6]; liberare dopamina, un altro importantissimo neurotrasmettitore collegato alla capacità di controllare i movimenti, e tanti altri aspetti più sottili che sono in fase avanzata di studio. A proposito di studi: prima ho accennato alle numerose sperimentazioni che si stanno facendo in tutto il mondo. Bene. Le sperimentazioni per chi non lo sapesse sono sempre costosissime, e nessun istituto di ricerca si sognerebbe di spendere soldi senza la certezza matematica di un notevole tornaconto. Un tornaconto che si materializza molto spesso in un farmaco o una terapia. Nel caso della cannabis abbiamo, per il momento, due tornaconti sintetici: Dronabinolo e Nabilone. Ce ne sarebbero altri, come il Levonantradolo, l’HU-210, il SR141716A, ecc. ma per il momento sono disponibili solo per usi sperimentali. Per il momento però. Domani…è un altro giorno.
Il Dronabinolo, il cui nome commerciale è Marinol® è prodotto dalla Unimed Pharmaceuticals Inc., una compagnia della Solvay Pharmaceuticals Corporation. Il Nabilone detto anche Cesamet® è prodotto in Inghilterra dalla Cambridge Selfcare Diagnostics Ltd per conto della Eli Lilly & Corporation, quella del Prozac® per intendersi.[7]
Naturalmente a questo punto era d’obbligo spulciare i foglietti illustrativi di questi farmaci. Cosa secondo voi abbiamo trovato? Siamo sempre alle solite: svariati effetti collaterali! Fin qui nulla di strano, visto che non esistono medicinali di sintesi privi di controindicazioni. Però se vi dicessi che le reazioni avverse sono le stesse curate però dalla pianta naturale, come anoressia, depressione, astenia[8], la cosa non assume una aspetto tragicomico? Se uso per esempio la “cannabis sintesis” per aiutare un’astenia potrei vedere insorgere una depressione accompagnata pure da vertigini. Oppure, che ne so, per alleviare nausea e vomito provoco palpitazioni e/o ansietà. Interessante vero? Si cura da una parte e si pagano le conseguenze dall’altra! L’onnipresente rovescio della medaglia. Sicuramente il dritto sarà un basso costo di vendita al pubblico, giusto? Sbagliato. Una ventina di capsule di Cesamet® per esempio, costano 102 sterline circa[9]! E il Marinol è ancora più costoso[10]. Avete capito? Una singola pastiglia, per capirci, costa oltre 15mila di vecchie lire! Più che un dritto, mi sembra un altro rovescio! Il problema è che nessuno sta giocando a tennis, qui abbiamo a che fare con la vita e la salute, già precarie, di tantissime persone sofferenti.
Allo stato attuale quindi, abbiamo da una parte una pianta illegale a gratis che si potrebbe coltivare quasi ad ogni latitudine senza necessità di pesticidi e con un tempo di maturazione rapidissimo di pochi mesi, dall’altra dei prodotti sintetici che costano molto, richiedono diversi anni di studi e presentano inconvenienti secondari da non sottovalutare.
Cosa fare a questo punto? Legalizzare la pianta proibita per antonomasia, catalogata fin dagli anni ’60 nel campo delle “droghe senza alcun effetto terapeutico”[11], oppure continuare a non vederne i risultati in ambito terapeutico puntando esclusivamente nella chimica di sintesi? Secondo voi cosa opteranno i governi democratici dell’unione europea indirizzati magari dalle potenti corporazioni transnazionali della chimica e della farmaceutica? Una vaga idea io ce l’ho, non so voi…
Nessuno certamente vorrebbe una società in cui persone sane si spacciano per malati immaginari inventandosi patologie o peggio ancora falsificando esami per farsi prescrivere dal proprio medico una sigarettina farcita, o peggio ancora vedere malati che soffrono realmente di gravose patologie debilitanti che non possono utilizzare i derivati della cannabis se non da degenti ospedalieri, come sta succedendo oggi nel nostro paese. La farmacia del Policlinico Umberto I per esempio, ma questo è valido per tutti gli ospedali, può somministrare il farmaco derivato dal THC solo dopo il ricovero[12].
Non è questa una burocratica assurdità all’italiana?
Una persona in grado tranquillamente di seguire la terapia nella comodità del focolare domestico, magari con la vicinanza dei propri cari, si vede costretta a entrare nell’ambiente asettico e freddo di un nosocomio.
Speriamo allora che passi il recente Disegno di Legge che introdurrebbe l’uso terapeutico della cannabis. Questo almeno permetterebbe di trovare i fitofarmaci sintetici direttamente in farmacia, previa naturalmente ricetta di un medico del servizio sanitario.
Nell’attesa di questo Disegno concludiamo con una comparazione dal punto di vista pratico e farmacologico tra la pillola sintetica e la sempreverde pianta plurimillennaria.
Apro una parentesi doverosa perché i fattori influenzanti nel caso della cannabis naturale sono numerosissimi: stati d’animo della persona, quanto e come il fumo viene aspirato, quanta cannabis contiene la sigaretta, quanto THC è presente nella pianta, dal tipo di pianta, ecc.
Chiudiamo la parentesi e prepariamoci ad entrare in campo.
Il fumo di una sigaretta di cannabis rilascia in circolo oltre il 30% del THC totale, mentre per via orale, la pillola, è di 2 o 3 volte inferiore perché dopo essere stata assorbita attraverso l’intestino viene metabolizzata dal fegato prima di raggiungere il grande circolo[13].
Uno a zero per la cannabis e palla al centro. Per essere onesti ci sarebbe una punizione per la chimica se consideriamo le supposte rettali che bypassando il fegato permettono un maggior assorbimento del THC in circolo.
Una volta entrato nel torrente circolatorio il THC si distribuisce in tutto il corpo principalmente nel tessuto adiposo perché essendo liposolubile si scioglie solo nel grasso. Questa proprietà intrinseca della cannabis è un grosso limite per la formulazione dei preparati cannabinoidi, oltre a rallentare il loro assorbimento intestinale[14].
Due a zero e di nuovo palla al centro.
Per quanto riguarda gli effetti farmacologici della cannabis documentati finora sono relativi alle vie respiratorie. Uno studio del Western Journal of Medicine del 9 giugno 1993[15] afferma che chi fuma cannabis rischia malattie alle vie respiratorie per il 19% in più di chi non fuma, e che nessuna dipendenza e/o assuefazione fisica è stata dimostrata se non una sporadica dipendenza psicologica in alcuni soggetti. Dall’altra abbiamo gli effetti secondari del Marinol® e del Cesamet® visti prima.
Diamo un punto alla sintesi chimica perché non tutte le persone sarebbero disposte a utilizzare la pianta attraverso la sigaretta. Se però consideriamo che dei sessanta cannabinoidi naturali contenuti nella canapa, i prodotti farmacologici attualmente in commercio sono basati quasi esclusivamente nel Tetraidrocannabinolo (THC), l’unico con effetti psicotropi, tralasciando gli altri cinquantanove privi di attività sul cervello, è lecito pensare che al momento attuale la pianta potrebbe essere almeno sessanta volte più completa di qualsivoglia prodotto uscito da un laboratorio di ricerca. Calcolando infine i costi rispettivi decisamente incomparabili il risultato finale è di quattro a uno per la cannabis! Avrete capito che questa è una gara surreale perché se avvenisse realmente l’arbrito, rappresentato dalle lobby del farmaco, fischierebbe almeno due o tre rigori per la chimica espellendo magari qualche cannabinoide per “intervento” troppo deciso. Non ci resta che sperare quindi in una invasione di campo che metta fine una volta per tutte a questa assurda e controproducente rivalità.
Un “invasione pacifica” da parte di una maggiore consapevolezza che dia, anzi ri-dia, al malato il suo ruolo principale di essere vivente e che santifichi una volta per tutte uno dei diritti più importanti: quello della libera scelta terapeutica. Una scelta che spetta esclusivamente ai singoli individui e non alle organizzazioni sanitarie, tanto meno alle corporazioni; perché…una volta imboccata la strada terapeutica siamo noi a pagarne le conseguenze e/o goderne i benefici. Nessun altro!

Marcello Pamio

[1] ANSA 15 marzo 2002
[2] Il Corriere della Sera del 17 Giugno 2002
[3] Veniva usato per designare la famiglia delle sostanze chimiche presenti nella cannabis. Oggi abbraccia tutte le sostanze in grado di attivare i recettori.
[4] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord –www.cgil.it/org.diritti/fuoriluogo/Rapporto.htm
[5] Idem
[6] Inserto Salute di Repubblica del 16 maggio 2002
[7] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord
[8] Sito ufficiale MARINOL® www.marinol.com
[9] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord
[10] Idem
[11] Inserto Salute di Repubblica del 16 maggio 2002
[12] Trasmissione Report del 18 febbraio 2002
[13] Uso terapeutico della cannabis. Il rapporto della Camera dei Lord
[14] Idem
[15] Tratto dal sito www.dica33.it

FONTE: http://altrarealta.blogspot.it/2017/10/usi-terapeutici-della-cannabis.html

Cannabis terapeutica? Non è una novità: dal 1850 al 1937 è stata la principale medicina per più di 100 malattie… Poi le multinazionali hanno stabilito che faceva male …ai loro affari!ultima modifica: 2017-10-28T13:18:39+02:00da eles-1966
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