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Può passare da una a due settimane prima che i sintomi della malaria possano manifestarsi. E non è detto che, una volta arrivati, quei sintomi possano far capire subito di quale malattia si tratti, visto che i segnali possono assomigliare a diverse altre sintomatologie. Come spiegano due importanti esperti di malattie infettive al Corriere della sera, Massimo Andreoni e Massimo Galli, la malaria si manifesta con la febbre: “di solito inizia con forti brividi, rialzo termico fino a 41 gradi per alcune ore, seguito da sudorazione intensa e diminuzione della febbre. Questa ha un andamento ciclico – continuano gli esperti – nella cosiddetta terzana, dopo una prima crisi scompare, e poi si ripresenta dopo tre giorni, nella quartana dopo quattro. Possono esserci anche mal di testa, nausea, dolori muscolari, vomito, diarrea”.
A provocare la malattia che ha ucciso la piccola Sofia, la bambina di 4 anni morta in ospedale a Trento, è la puntura di una zanzara: “del genere Anopheles, ad attività crepuscolare-notturna”. La zanzara che ha punto la piccola Sofia potrebbe essere arrivata dall’estero: “Può viaggiare con i container o le valigie. Le zanzare vivono poco e si spostano poco. Quindi pungono al massimo le persone che vivono intorno all’aeroporto”. Certo non si può neanche escludere che quel particolare tipo di zanzara sia presente in Italia: “Abbiamo diverse specie – aggiunge Galli – la cui efficienza come vettori di ceppi di Plasmodium che vengono dall’estero non è sufficientemente definita”.
La trasmissione da persona a persona è teoricamente possibile: “nel caso di soggetti tossicodipendenti. Lo scambio di siringa da una persona con malaria a una sana la trasmette”. Nel caso della piccola Sofia, è stato accertato che nello stesso ospedale ci fossero due bambini affetti da malaria: “Se il ceppo malarico – spiega Andreoni – è identico a quello degli altri due bambini è possibile ipotizzare che sia accaduto”.
via Libero