Giù le mani dal Parmigiano Reggiano – I Francesi della Lactalis, dopo essersi impossessati di Parmalat, Invernizzi e Galbani, ora allungano le mani sul Parmigiano. Un’altra delle nostre eccellenze parlerà straniero?

 

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Giù le mani dal Parmigiano Reggiano – I Francesi della Lactalis, dopo essersi impossessati di Parmalat, Invernizzi e Galbani, ora allungano le mani sul Parmigiano. Un’altra delle nostre eccellenze parlerà straniero?

Giù le mani dal Parmigiano Reggiano! La Francia ci riprova e va all’assalto del re della tavola tricolore. La multinazionale francese Lactalis punta dritto verso il Parmigiano, dopo essersi già comprata Parmalat, Invernizzi e Galbani. L’Italia prova ad alzare le barricate, ma i precedenti, ed in particolare la partita persa per ko sulla Parmalat, non sono per niente confortanti.

Il blitz transalpino è arrivato a tradimento in un momento d’oro per il formaggio emiliano: le vendite vanno a gonfie vele (2,4 miliardi di euro, un record, nel 2018), i prezzi al consumo (17 euro al chilo) sono alle stelle.

Il boom rischia però di trasformarsi in un boomerang: la reggiana Nuova Castelli, il principale esportatore del Dop più ricco dello Stivale, è in vendita!

E in pole position per l’acquisizione – per l’Italia alimentare è un drammatico déjà vu – c’è Lactalis, il colosso francese che otto anni fa ha soffiato al Belpaese l’ex impero dei Tanzi. Impegnato – oggi come allora – in una sfida a due stile Davide contro Golia con Granarolo. Interessata al dossier, ma rimasta alla finestra per evitare un altra sconfitta contro il rivale d’Oltralpe.

La notizia, anticipata da Il Sole 24 ore, è scoppiata come una bomba in un settore alimentare che – un marchio alla volta – ha visto emigrare verso l’estero molti dei suoi gioielli più preziosi.

Il Parmigiano Reggiano, in teoria, è a prova di scippo. La produzione – grazie alla Denominazione d’origine protetta – è legata a territori e regole precise: le vacche possono essere nutrite solo con foraggi locali e non fermentati, è vietato l’uso di additivi e conservanti.

L’allarme nelle campagne emiliane (e non solo) è però lo stesso altissimo. “Dobbiamo fermare la svendita ai francesi”, dice Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.

Lactalis a onor del vero – ha salvaguardato finora l’italianità di Galbani, Invernizzi, Locatelli, del taleggio della Cademartori e delle mozzarelle Vallelata, i marchi che ha già in portafoglio, ma “In molti casi però li ha scollegati dal territorio d’origine”, sostiene Prandini. Non solo. Il timore è che l’acquisizione della Nuova Castelli sia solo il cavallo di Troia dei francesi nel mondo (frammentatissimo e un po’ artigianale) del Parmigiano che rischia di fare la fine del Camembert de Normandie. “Lactalis ha preso un passo alla volta il controllo del mercato di questo Dop transalpino, riuscendo poi a stravolgere le regole di produzione con l’ok all’uso del latte pastorizzato al posto di quello crudo della tradizione”.

Per i puristi, una sorta di sacrilegio. La grande battaglia per la difesa dell’italianità del Parmigiano, insomma, è iniziata. E il rischio è che finisca come quella della Parmalat, vinta dai francesi causa assenza di avversari tricolori

Oggi, otto anni dopo e con in ballo il futuro del Parmigiano, il copione rischia di essere lo stesso.

Non cambia la ricetta né l’italianità della zona di origine. Così il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano Dop prova a gettare acqua sul fuoco e a rispondere alle preoccuapazioni sollevate da più parti, da Coldiretti al ministro Centinaio.

Il Consorzio rassicura che, al di là della nazionalità del confezionatore, la zona di origine resta in Italia: “Il Parmigiano Reggiano è un prodotto a Denominazione di Origine Protetta con un disciplinare riconosciuto e tutelato a livello europeo. Il disciplinare stabilische che il Parmigiano Reggiano possa essere prodotto solo nelle province di Parma, Reggio-Emilia, Modena, Bologna alla sinistra del fiume Reno e Mantova alla destra del Po”.

Così come la ricetta non subirà modifiche: “Per la produzione di Parmigiano Reggiano – prosegue la nota – si utilizza latte crudo prodotto esclusivamente in questo territorio. Si tratta di un latte particolare, caratterizzato da una singolare e intensa attività batterica della flora microbica autoctona, influenzata da fattori ambientali, soprattutto dai foraggi, erbe e fieni del territorio che costituiscono il principale alimento delle bovine dedicate a questa particolare produzione. Per fare il Parmigiano Reggiano non si usano additivi né conservanti, il Re dei Formaggi è inoltre naturalmente privo di lattosio“.

 

 

 

Giù le mani dal Parmigiano Reggiano – I Francesi della Lactalis, dopo essersi impossessati di Parmalat, Invernizzi e Galbani, ora allungano le mani sul Parmigiano. Un’altra delle nostre eccellenze parlerà straniero?ultima modifica: 2019-05-25T19:16:15+02:00da eles-1966
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