Pesticidi e salute, sono i bambini a pagare il prezzo più alto

 

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Pesticidi e salute, sono i bambini a pagare il prezzo più alto

Il costo più alto dei pesticidi? Lo pagano i bambini. Ad affermarlo è l’Unicef con un report pubblicato a gennaio e dedicato proprio ad approfondire l’impatto dei pesticidi sulla salute dei più piccoli.

Per capire di cosa si sta parlando, bisogna anzitutto tenere presente che nell’età dello sviluppo esistono specifiche “finestre di vulnerabilità”, cioè passaggi critici durante i quali «l’esposizione a sostanze tossiche può causare lesioni devastanti» come si legge nello studio intitolato “Understanding the impacts of pesticides on children”.

Nei primi dodici anni di vita, per fare un esempio, «è probabile che la stessa quantità respirata di una sostanza chimica sia dieci volte più tossica per un bambino che per un adulto».

Le forme di esposizione agli agenti chimici sono molteplici. Il bambino può incominciare a essere vulnerabile prima ancora della nascita (“born pre-polluted”): sostanze tossiche e interferenti ormonali possono accumularsi nel sangue delle donne incinte, così come nella placenta e nel latte materno. Tracce di Ddt, che possono rimanere nel suolo per centinaia di anni, sono state ritrovate nei fluidi amniotici, nella placenta, nel cordone ombelicale e nei feti.

Anche il consumo di frutta e verdura contaminata, naturalmente, incide moltissimo, talvolta a dispetto delle normative che impongono un limite massimo ai residui. Vi abbiamo parlato di recente di quanto il problema sia sentito, ad esempio, nel Sud Est asiatico: in Thailandia, secondo quanto riscontrato dal Pesticide Action Network nel 2016, tracce di pesticidi pericolosi banditi dal commercio sono state ritrovate in percentuali enormi, dal 35% al 100% dei campioni analizzati, nei prodotti venduti dai locali mercati e supermercati.

C’è infine una questione ancora più delicata, perché tocca un aspetto critico in una tragedia ancora più vasta, quella del lavoro minorile. Si stima che l’agricoltura assorba da sola il 71% del lavoro minorile, cioè che circa 108 milioni di bambini e bambine facciano parte di una manodopera invisibile e spesso sfruttata o, appunto, esposta a gravi pericoli per la salute.

Il settore agricolo è infatti uno dei tre più a rischio per quanto riguarda le malattie professionali: sempre secondo le stime, il 59% dei 68 milioni di bambini impiegati in mansioni pericolose lavora nei campi.

Un’indagine sulla filiera del cacao, condotta nel 2002, ha concluso che 284mila bambini lavorano nella trasformazione del cioccolato e 153mila di loro hanno irrorato pesticidi senza nessuna protezione. Nell’industria del cotone, sei dei sette principali produttori sono stati coinvolti nelle tratte del lavoro minorile, anche forzato.

Nel 2010, il Pesticide Action Network ha dichiarato che le vittime di avvelenamento acuto da pesticidi variano tra un minimo di 1 milione e un massimo di 41 milioni di persone ogni anno. Un quadro davvero molto difficile da circoscrivere, tanto da indurre lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite per il Diritto al Cibo ad affermare «non ci sono statistiche attendibili e globali sul numero di persone soggette alla contaminazione da pesticidi».

Quel che si può invece affermare per certo è che, ancora una volta, a soffrire di più sono i lavoratori e i consumatori dei Paesi poveri. Sebbene in queste aree vengano messi in commercio solo il 25% dei pesticidi diffusi a livello mondiale, è qui che si concentrano il 99% dei casi di morte dovuta al loro utilizzo.

 

fonte: http://www.slowfood.it/pesticidi-e-salute-sono-i-bambini-a-pagare-il-prezzo-piu-alto/

 

Pesticidi neurotossici trovati nell’87% dei neonati (come ridurre l’esposizione)

Siamo abituati a pensare che solo il glifosato sia potenzialmente dannoso per la salute umane e per le colture, in realtà esistono tutta una serie di pesticidi che sempre più spesso finiscono nelle nostre tavole e quindi nel nostro corpo.
Qualche settimana fa avevamo parlato di come la campagna #ipesticididentrodinoi attraverso un esperimento aveva dimostrato che basterebbero due settimane di una dieta con prodotti senza pesticidi per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di sostanze inquinanti.

Oggi l’esposizione a pesticidi, erbicidi e insetticidi è aumentata notevolmente o semplicemente se ne parla di più. Di certo è che dall’Unione europea non arrivano risposte rassicuranti, ricordiamo che neanche un mese fa i paesi hanno salvato l’erbicida Roundup della Monsanto che sta avvelenando il mondo.

Ma come dicevamo, non è solo il glifosato a preoccupare. Ad esempio il chlorpyrifos secondo alcuni ricercatori potrebbe alterare lo sviluppo del cervello e causare danni cerebrali, anomalie neurologiche, ridotto quoziente intellettivo e aggressività nei bambini. Negli adulti, invece, la sostanza chimica sarebbe collegata al morbo di Parkinson e al cancro del polmone.

Il clorpirifos viene usato dal lontano 1965 nelle colture di grano, mais, frutta e verdura, come mele, ciliegie, fragole, broccoli, cavolfiori e tanti altri. Tutti cibi che dai campi arrivano nel nostro organismo. Il pesticida è usato non solo in America ma anche in Europa con dei limiti sui residui. Secondo uno studio, l’87% dei neonati eredita il clorpirifos dal cordone ombelicale.

Nonostante ciò l’EPA che è l’agenzia per la protezione dell’ambiente negli Stati Uniti, non ha rimosso il pesticida dal mercato, esattamente come è successo in Europa per il glifosato. E anche in questo caso, migliaia di cittadini avevano firmato una petizione per eliminarlo dalle colture.

E anche qui, si parla di conflitti d’interesse e di studi non propriamente indipendenti, ma già nel lontano 2014 era stato sollevato il problema relativo al clorpirifos quando uno studio aveva dimostrato che le donne incinte esposte al clorpirifos durante il secondo trimestre avevano un rischio aumentato del 60% di dare alla luce un bambino autistico.

Un altro studio aveva misurato i livelli di clorpirifos nel plasma materno e il cordone ombelicale di donne e bambini che vivevano in una comunità agricola, rilevando che in alcuni casi nel sangue materno ce n’era fino al 70,5% e nel cordone ombelicale fino all’87,5%.

Come ridurre l’esposizione ai pesticidi? 

Come abbiamo detto più volte, i pesticidi vengono utilizzati nell’agricoltura intensiva per proteggere le coltivazioni dai parassiti, al fine di ottenere raccolti più abbondanti. La frutta e la verdura non vengono intaccate dai parassiti, ma su di esse permangono sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute. e diverse ricerche lo dimostrano.

Se da un lato è impossibile evitare l’esposizione esistono tuttavia degli accorgimenti che possiamo prendere nella vita di tutti i giorni per ridurre il contatto. Ecco alcuni suggerimenti:

  • Mangiare prodotti biologici e cibi fermentati
  • Lavare bene frutta e verdura prima di consumarla
  • Conoscere quali sono i vegetali più contaminati
  • Se si ha la possibilità coltivare il proprio orto
  • Togliersi le scarpe prima di entrare in casa per tenere lontani agenti nocivi

fonte: https://www.greenme.it/vivere/speciale-bambini/26051-pesticidi-neonati-chlorpyrifos

Pesticidi e salute, sono i bambini a pagare il prezzo più altoultima modifica: 2018-03-20T22:42:22+01:00da eles-1966
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