Pasta di “grano duro” a meno di 0,60 cent il kilo: cosa arriva sulle nostre tavole?

 

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Pasta di “grano duro” a meno di 0,60 cent il kilo: cosa arriva sulle nostre tavole?

Non c’è bisogno di essere imprenditori agricoli per capire che un Kg di pasta di grano duro non può costare meno di 0,60 centesimi di euro al Kg. Se la vendono a tale prezzo c’è qualche cosa che non funziona. Ricordatevi sempre che, quando un alimento si vende a prezzi economicamente illogici, a farne le spese sono i produttori, l’ambiente e, soprattutto,la vostra salute! 

Pensavamo si trattasse di un’offerta di Natale. Ma ormai siamo a febbraio e il prezzo della pasta industriale – in offerta durante le vacanze natalizia a 0,69 centesimi di euro al Kg – è addirittura scesa: adesso si può acquistare a meno di 0,60 centesimi di euro al Kg.

Invitiamo i nostri lettori a riflettere. Partendo da una domanda: come può costare meno di 0,60 centesimi di euro un Kg di pasta di grano duro?

Facciamo quattro conti. Il grano va seminato. Prima della semina occorrono le lavorazioni del terreno.

Quindi: costi per la lavorazione dei terreni, costo delle sementi e costo della semina.

In questi pacchi di pasta non c’è scritto che proviene da grano duro coltivato in biologico. Che significa? Semplice: che ci sono i costi per il diserbo.

Diamo per scontato che non ci sono stati attacchi da parte di miceti o insetti.

Ad inizio estate il grano duro è pronto per essere raccolto. Morale: costi per la mietitrebbiatura.

Poi c’è lo stoccaggio dei prodotto: eliminiamo tale costo, diamo per scontato che il grano duro si venda subito (anche se sappiamo che non è così).

Poi c’è la lavorazione industriale: dalla molitura fino al confezionamento della pasta. Questi costi non li possiamo nascondere: ci sono!

Quindi la distribuzione: anche questa non è gratuita.

I ‘numeri’ calcolateli voi sommando tutti questi costi. Tenendo conto che se un Kg di pasta di grano duro industriale viene venduta, al dettaglio, a meno di 0,60 centesimi di euro, chi la vende ci deve guadagnare.

Ecco: se ci ragionate vi renderete conto voi stessi che un Kg di pasta di grano duro non può costare meno di 0,60 al Kg. In questo prezzo – e soprattutto in questa pasta – c’è qualcosa che non funziona!

Adesso vi riassumiamo, per sommi capi, un articolo che abbiamo scritto lo scorso 32 gennaio. Vi abbiamo raccontato della pasta prodotta a Fontana Murata, dalle parti di Valledolmo, al confine tra la provincia di Palermo e la provincia di Agrigento. Una pasta prodotta da un’azienda storica della famiglia Gioia.

Ebbene, un Kg di questa pasta artigianale – prodotta con grani duri antichi siciliani – costa 8 euro al Kg.

Non dobbiamo restare stupiti. L’articolo sulla pasta artigianale prodotta da Paola Gioia e Leonardo D’Angelo fa parte di un ‘viaggio’ nel mondo della pasta artigianale prodotta in Sicilia con grano duro siciliano.

Il prezzo – quando si tratta di pasta prodotta con i grani duri antichi della nostra Isola – oscilla tra i 7 euro e gli 8 euro al Kg.

La pasta prodotta con grano duro siciliano tradizionale costa un po’ di meno, ma sempre molto di più della pasta industriale. 

Se ne deve dedurre che la pasta industriale che viene venduta in Sicilia (noi ci fermiamo alla Sicilia, ma il discorso va esteso a tutta l’Italia) non può essere prodotta con il grano duro siciliano.

E non viene prodotta, in generale, con il grano duro del Sud Italia, che al limite entra nelle miscele.

Questo è paradossale, perché i consumatori del Sud Italia – dove si produce l’80% del grano duro italiano, che è uno dei migliori del mondo – dovrebbero mangiare pasta prodotta con il grano duro del Mezzogiorno italiano!

Se questo non avviene è perché la grande industria della pasta e la Grande distribuzione organizzata – con la ‘benedizione’ della politica italiana e dell’Unione Europea – fanno arrivare sulle tavole degli italiani una pasta industriale a prezzi troppo bassi per giustificare politiche agricole che penalizzano i produttori di grano duro del Sud Italia e la salute dei consumatori.

Quando parliamo di politica ci riferiamo al centrodestra e al centrosinistra, che nel Parlamento europeo e nel Parlamento italiano hanno votato in favore del CETA, il trattato commerciale internazionale che, tra le altre cose, prevede l’esportazione, in Europa (e soprattutto in Italia) di grano duro prodotto nelle aree fredde e umide del Canada: grano duro che contiene glifosato e micotossine DON!

Se a questo aggiungete che, da oltre un anno, il Governo nazionale di centrosinistra, nonostante la pressione esercitata da GranoSalus (l’associazione che raccoglie consumatori e produttori di grano duro del Sud Italia), non ha applicato la legge che ha istituito la CUN (la Commissione Unica Nazionale che, entrando in funzione, eliminerebbe le speculazioni al ribasso che penalizzano il grano duro del Sud Italia per favorire le industrie della pasta), è facile comprendere che è tutt’ora in corso una penalizzazione nei riguardi dei produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia.

Cosa, questa, che, alla fine, penalizza anche i consumatori, costretti a mangiare una pasta industriale prodotta chissà come!

A questo punto una considerazione, una domanda e un consiglio.

La considerazione: la pasta industriale viene venduta ad un prezzo sbagliato, perché la produzione di grano duro ha dei costi che il prezzo al dettaglio della pasta industriale non considera.

La domanda: acquistando la pasta industriale a meno di 0,60 centesimo al Kg che cosa arriva sulle vostre tavole? E – mangiando tale pasta – che cosa ingerite nel vostro corpo?

Il consiglio: non mangiate più pasta industriale. E, soprattutto, non datela a mangiare ai bambini.

 

fonte: http://www.inuovivespri.it/2018/02/04/pasta-di-grano-duro-a-meno-di-060-eurokg-cosa-arriva-sulle-nostre-tavole/

Pasta di “grano duro” a meno di 0,60 cent il kilo: cosa arriva sulle nostre tavole?ultima modifica: 2018-02-05T20:26:42+01:00da eles-1966
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