Occhio all’etichetta: quando il cibo non è quello che sembra

 

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Occhio all’etichetta: quando il cibo non è quello che sembra

mpariamo a leggere le etichette alimentari e a riconoscere le diciture ingannevoli che possono indurci all’acquisto di un prodotto differente da quello che crediamo

Leggere le etichette dei prodotti, si sa, è di fondamentale importanza per fare degli acquisti consapevoli, ancora di più se si tratta di alimenti: sapere cosa abbiamo sulla tavola è un diritto di ogni consumatore. Esistono tuttavia delle diciture non sempre trasparenti che spesso possiamo ritrovare nelle targhette alimentari e che ci possono trarre in inganno.

La funzione principale delle etichette è quella di informare i consumatori, tuttavia occorre dire anche che è il mezzo attraverso il quale i produttori cercano di attirare l’attenzione e la fiducia dei propri clienti, utilizzando talvolta determinate parole piuttosto che altre. È un sottile strategia che si serve di parole, determinati aggettivi e l’omissione di alcuni dettagli per suggerire un’immagine allettante e rendere il più accattivante possibile il prodotto. In questo modo spesso il consumatore finisce per acquistare un prodotto differente da ciò che egli ritiene. Vediamo quali sono le diciture più frequenti e come scoprire cosa si cela dietro.

Naturale. Questo termine suggerisce sicurezza e qualità, tuttavia ciò non corrisponde sempre a realtà. È una scorrettezza utilizzare questa parola per prodotti alimentari in cui compaiono nella lista degli ingredienti anche sostanze chimiche o se si tratta di cibi di tipo industriale. Tuttavia, poiché non esiste una regolamentazione a livello legislativo circa questa dicitura, molte aziende tendono ad approfittarne.

Produzione artigianale. Questo binomio evoca nell’immaginario del consumatore l’idea di un prodotto autentico, genuino, fatto in casa. La verità è che dietro può esservi una produzione di tipo industriale che impiega anche ingredienti come additivi, coloranti ed emulsionanti. È il caso, ad esempio, di molti gelati spacciati come “artigianali” ma che in realtà sono ottenuti attraverso l’impiego di polveri industriali.

Prodotto a base di carne. Con questa terminologia si indica un prodotto che non è costituito prettamente da carne, anzi in genere ne contiene una minima parte. In genere a tali elaborati vengono aggiunti conservanti, additivi, esaltatori di sapidità, acqua e coloranti.

Preparato di. Questa dicitura in genere è seguita da un tipo di carne (tacchino, pollo, manzo, ecc.) ed è in genere indice di un prodotto di qualità non eccelsa. Anche in questo caso l’ingrediente principale ed in percentuale maggiore non è la carne, ma tutto ciò che gli fa da “contorno”.

Marinato. Il termine normalmente fa pensare ad un determinato condimento a base di aceto, aglio e prezzemolo, che conferisce a carne e pesce un gusto prelibato. In realtà, nella maggior parte dei casi, i prodotti con tale dicitura nella confezione sono stati sottoposti unicamente ad un’aggiunta di acqua, che appare come secondo ingrediente nell’elenco riportato sull’etichetta.

100% di carne di. Una denominazione furba poiché chi acquista in genere pensa che si tratti di un prodotto costituito di sola carne. In realtà la percentuale sta ad indicare che tutta la carne contenuta nel prodotto è di un solo tipo di animale, ma questa carne può anche costituire il 70% del prodotto, il resto potrebbero essere altri ingredienti (grasso, lardo, interiora, scarti di lavorazione).

Al sapore di. Questa denominazione in genere la si trova sulle etichette dei dessert al cucchiaio e degli yogurt. “Al sapore di” indica in genere che sebbene il prodotto abbia il gusto di un determinato ingrediente, non è detto che lo contenga. Ad esempio si può gustare una crema al sapore di vaniglia ma che non contiene la vera vaniglia estratta dalla bacca bensì l’aroma di vanillina, ottenuta il più delle volte attraverso la sintesi chimica in laboratorio.

Nettare. Questa parola fa pensare a qualcosa di buono e naturale al contempo, ma in genere si tratta di un succo diluito con acqua con l’aggiunta di zuccheri, aromi e dolcificanti per renderlo più appetibile.

Italiano. Al richiamo di “Compra italiano” il consumatore medio è portato ad acquistare con fiducia i prodotti che riportano a chiare lettere questa denominazione. Anche in questo caso però occorre far attenzione e leggere se si tratta effettivamente di ingredienti coltivati o allevati in Italia o se si tratta piuttosto di ingredienti provenienti dall’estero e poi confezionati in Italia.

Tradizionale. L’immagine che questo termine richiama è simile a quella dell’artigianale: un prodotto buono, familiare, rassicurante. In verità le ricette tradizionali “della nonna”, come molti produttori amano rimarcare, poco hanno a che fare con i prodotti industriali che si fregiano di questo marchio.

fonte: http://www.breaknotizie.com/occhio-alletichetta-quando-il-cibo-non-e-quello-che-sembra/

Occhio all’etichetta: quando il cibo non è quello che sembraultima modifica: 2017-10-06T21:35:47+02:00da eles-1966
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