Pfas, un veleno di cui si parla troppo poco. Fa malissimo e ormai lo troviamo dappertutto!

 

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Pfas, un veleno di cui si parla troppo poco. Fa malissimo e ormai lo troviamo dappertutto!

I veleni del Pfas, cosa sono e perché minacciano l’ambiente

Servono per cerare giacconi e proteggere smartphone, per fabbricare le pellicole antiaderenti delle padelle, la carta da pizza, la sciolina dei fondisti.

di DAVIDE MICHIELIN

SI CHIAMANO PFAS. L’acronimo, divenuto tristemente famoso per la diffusa contaminazione ambientale che da almeno quarant’anni avvelena le falde del Veneto occidentale, indica le cosiddette sostanze perfluoroalchiliche. Si tratta di una classe di composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi.

Impiegati fin dagli Anni ’50 nella filiera di numerosi prodotti commerciali, come tappeti, pelli, ma anche nel rivestimento dei contenitori per il cibo, l’utilizzo più noto è probabilmente nel rivestimento antiaderente delle pentole da cucina e nella produzione di tessuti tecnici.

Sono costituiti da una catena alchilica idrofobica completamente fluorurata che può essere di varia lunghezza. Questa struttura chimica fornisce alle molecole elevata stabilità termica e chimica, rendendoli resistenti alla maggioranza dei processi naturali di degradazione, sia aerobica sia anaerobica, comprese fotolisi e idrolisi.

I Pfas si accumulano nell’ambiente e, attraverso l’acqua e gli alimenti, anche negli organismi viventi, uomo compreso, risultando tossici ad alte concentrazioni (sulla questione tossicità, però, non vi è letteratura univoca). Come quelle decisamente alte misurate nei prelievi di sangue della popolazione di alcuni comuni del Vicentino.

La capacità di accumularsi non si limita infatti ad acqua e suolo, ma prosegue anche negli organismi. Risalendo la catena alimentare, la concentrazione dei Pfas aumenta di organismo in organismo, in un processo noto come magnificazione o bioamplificazione. E dalle coltivazioni al bestiame raggiungono infine il nostro piatto.

I Pfas più diffusi sono l’acido perfluoroottanoico (Pfoa), il quale ha numerose applicazioni sia industriali sia commerciali. Un altro esempio è l’acido perfluorottanosulfonato (Pfos), impiegato nelle schiume degli estintori.

Sebbene non sia stata finora dimostrata una definitiva correlazione, Pfoa e Pfos sono ritenuti fattori di rischio per un’ampia gamma di patologie, non ancora del tutto delimitate. Si tratta di interferenti endocrini, in grado cioè di alterare la sintesi di ormoni, compromettendo la crescita e riducendo la fertilità. Ma i Pfas sono inoltre sospettati di interferire nella comunicazione intercellulare, aumentando così il rischio di sviluppare tumori.

Tra le patologie la cui causa potrebbe essere attribuita all’esposizione prolungata a queste sostanze, vi sono tumori ai reni e ai testicoli, ma anche malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza e colite ulcerosa.

Alcune ricerche suggeriscono inoltre un incremento delle patologie fetali e gestazionali nelle aree più esposte alla contaminazione: diabete gestazionale, neonati sotto peso e altre malformazioni congenite.

 

fonte: http://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/09/22/news/i_veleni_del_pfas_cosa_sono-176194654/?ref=fbp5

Pfas, un veleno di cui si parla troppo poco. Fa malissimo e ormai lo troviamo dappertutto!ultima modifica: 2017-09-22T19:33:40+02:00da eles-1966
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